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Avventura da record

Da Rovigo a Dakar: 10.500 chilometri in Vespa fino al cuore dell’Africa

L’avventura di Dario Vigo, vespista di Grignano Polesine, che ha attraversato cinque Paesi e il Sahara per realizzare un sogno interrotto sette anni fa

Dario Vigo durante il viaggio

Dario Vigo durante il viaggio

C’è chi l’Africa la sogna da casa e chi, come Dario Vigo, decide di raggiungerla in sella a una Vespa. Il vespista di Grignano Polesine, in provincia di Rovigo, ha compiuto un viaggio che sembra uscito da un romanzo d’avventura: oltre 10.500 chilometri in meno di un mese, dal Veneto fino a Dakar, in Senegal, attraversando Italia, Francia, Marocco, Mauritania e Spagna.

Un’impresa che ha il sapore della rivincita. Nel 2018, un incidente in Marocco aveva interrotto il suo sogno a metà. Ma Dario non si è arreso: sette anni dopo è tornato in strada, deciso a completare quel viaggio lasciato in sospeso.

Tre giorni di preparativi e tanta determinazione

Vigo ha raccontato di aver preparato la Vespa appena tre giorni prima della partenza, con lo stesso motore e gli stessi chilometri già percorsi in passato, ma con una determinazione ancora più forte e la sola voglia di arrivare.

Il 3 agosto 2025 è partito da Rovigo; il 31 agosto, alle 23:59, è tornato a casa. Un viaggio chiuso letteralmente sul filo del calendario, tra asfalto, sabbia e burocrazia, ma sempre con lo stesso spirito: quello di chi non si ferma davanti a nulla.

Una Vespa che non molla mai

Nel corso del tragitto, la due ruote italiana ha resistito a ogni prova: una gomma distrutta, una presa USB bruciata, un po’ d’olio di troppo e ammortizzatori stanchi. Vigo ha assicurato che la sua Vespa si era comportata in modo impeccabile, fatta eccezione per una carburazione un po’ troppo “grassa” in alcuni Paesi.

Freddo nel deserto e un borsone come coperta

La sorpresa più grande, ha spiegato, era stata il freddo nel Sahara. Nelle zone occidentali del deserto e lungo la costa mauritana, le temperature oscillavano tra i 21 e i 24 gradi, ma il vento era pungente. Aveva con sé solo una giacca leggera e una maglia termica, tanto che a volte era stato costretto a coprirsi con il borsone per scaldarsi un po’.

Nonostante tutto, Vigo non aveva incontrato problemi alle dogane, né richieste sospette. Aveva trovato invece persone gentili, sempre pronte ad aiutarlo, e aveva prestato la massima attenzione a ogni dettaglio del viaggio, anche all’alimentazione, per non correre rischi.

L’ingegno veneto nel portapacchi

Nel portapacchi della Vespa si nascondeva anche un tocco di ingegno tutto veneto: un serbatoio supplementare artigianale, costruito pochi giorni prima della partenza da Nicolò Guidetti, amico e meccanico rodigino. Vigo ha spiegato che quella soluzione gli aveva permesso di affrontare lunghi tratti di deserto senza dover fare rifornimento troppo spesso.

Una corsa perfetta, da condividere

Nei suoi quindici anni di viaggi in Vespa, Vigo ha raccontato di averne viste di tutti i colori, ma ha definito questa esperienza come la più bella di sempre. Nessuna caduta, nessun guasto serio: una corsa perfetta.

Sui social, centinaia di persone hanno seguito il suo percorso tappa dopo tappa, commentando e incoraggiandolo fino al traguardo.

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