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Ambiente e salute
04.11.2025 - 16:32
Maria Elena Martinez (AVS)
Medico anestesista all’ospedale di Padova, madre di tre figli e da anni impegnata nelle battaglie ambientali, Maria Elena Martinez corre alle prossime elezioni regionali del Veneto con Alleanza Verdi e Sinistra, in quota Europa Verde. Intervenuta a Buongiorno Veneto, la dottoressa Martinez ha tracciato un quadro critico ma costruttivo della sanità veneta e del suo legame con le politiche ambientali e sociali.
«Tutto è iniziato – racconta – quando, come madre di tre figli, mi sono resa conto di quanto l’inquinamento a Padova incida sulla nostra vita quotidiana. È una delle aree più inquinate d’Europa». Da qui l’impegno nell’associazione ISDE – Medici per l’Ambiente, una società scientifica che studia gli effetti dell’inquinamento sulla salute.
«Mi interessava diffondere una cultura della prevenzione e della consapevolezza – spiega – ma anche promuovere politiche che riducano l’impatto ambientale, perché salute e ambiente sono due facce della stessa medaglia».
L’analisi della candidata si concentra poi sulla situazione del sistema sanitario regionale: «Il problema principale – afferma – è che la sanità è diventata un’azienda. Si guarda ai conti più che ai cittadini. Ma la salute è un diritto essenziale e va garantito a tutti».
Secondo Martinez, le difficoltà attuali derivano da organici non aggiornati e mancata programmazione: «Da anni in Veneto non si adeguano i numeri del personale ai reali carichi di lavoro. Il risultato è che anche quando gli organici sembrano pieni, i medici non riescono nemmeno a fare ferie. È una sofferenza strutturale».
Il problema, aggiunge, è stato aggravato da una massiccia ondata di pensionamenti: «Era prevedibile che molti medici andassero in pensione contemporaneamente, ma la Regione non ha pianificato in tempo. Oggi ci troviamo con reparti sotto organico e professionisti allo stremo».
Martinez riconosce la qualità del personale e delle strutture venete: «In Veneto abbiamo medici e infermieri straordinari, e università di altissimo livello. Ma il sistema li sta spremendo. Non si può chiedere a un infermiere di fare un turno notturno in sala operatoria e poi tornare in servizio il pomeriggio. È disumano».
Un’organizzazione del lavoro così rigida, spiega, porta al burnout, a lunghe liste d’attesa e alla fuga di professionisti dal servizio pubblico. «Una volta – ricorda – bastava prenotare una visita in intramoenia per accorciare i tempi, oggi neanche quello funziona più. I medici sono gli stessi e non hanno più ore disponibili».
Per Martinez, servono interventi concreti e mirati: «Non basta aprire bandi di concorso. Bisogna rendere il lavoro sanitario sostenibile. Servono incentivi economici per specializzazioni difficili e per chi svolge attività ad alta intensità. Ma, soprattutto, servono organici reali, pieni, tarati sui bisogni dei cittadini».
E avverte: «Finché non si invertirà la rotta, continueremo a perdere professionisti, anche se la qualità del servizio rimane alta grazie al sacrificio di chi lavora negli ospedali pubblici».
L’impegno politico di Martinez si fonda su un principio chiaro: «La salute non può essere un lusso, né un settore economico. È un diritto universale e va difeso insieme all’ambiente, perché senza aria pulita, acqua sicura e servizi pubblici forti, nessuna comunità può dirsi sana».
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