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Fabio Bui: «La Fiera di Padova non va fusa ma rifondata, serve una visione europea»

Il candidato alla presidenza della Regione Veneto critica l’ipotesi di fusione tra Fiera e Interporto e propone un rilancio basato su innovazione, sostenibilità e collaborazione con università e imprese

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La Fiera di Padova

«Quando una città come Padova discute della fusione tra Fiera e Interporto – afferma Fabio Bui, candidato alla presidenza della Regione Veneto – significa che non si sta affrontando il problema alla radice. La Fiera non va “fusa” per tagliare i costi, ma rifondata per creare valore. Se le società pubbliche diventano strumenti per ripianare debiti invece che motori di sviluppo, allora abbiamo smarrito la loro funzione originale.»

Per Bui, la Fiera di Padova – un tempo simbolo della vitalità economica e culturale del Veneto – rischia oggi di trasformarsi in un contenitore vuoto. «Non servono fusioni fatte in fretta – continua – ma un piano industriale chiaro, costruito insieme a università, imprese e categorie produttive. Solo così potremo ridare senso e futuro a un’istituzione che appartiene ai padovani e a tutto il Veneto.»

Il candidato invita a guardare ai modelli europei di successo, come Lipsia e Barcellona, dove i poli fieristici sono diventati laboratori di innovazione e crescita sostenibile. «A Lipsia la Fiera è un centro integrato di logistica, cultura e tecnologia, collegato all’università e alle start-up del territorio. A Barcellona, parte degli spazi fieristici è stata riconvertita in laboratori di ricerca e formazione. È questa la strada che Padova dovrebbe imboccare: creare un distretto fieristico 4.0, non un’operazione contabile per tappare i buchi di bilancio.»

Bui propone tre azioni concrete per rilanciare il sistema fieristico regionale:

  1. Un piano coordinato dalla Regione per mettere in rete i poli fieristici veneti, evitando competizioni interne e creando sinergie con Verona, Vicenza e Treviso.

  2. La nascita di un “Padova Innovation District” che unisca Fiera, Università, start-up e laboratori, sostenendo le imprese verdi e digitali.

  3. Un fondo pubblico-privato, aperto a investitori etici e istituzionali, per rinnovare i padiglioni e attrarre eventi internazionali dedicati alla logistica sostenibile, all’energia e alla ricerca.

«Padova non può essere amministrata con logiche di bilancio – conclude Bui – ma con una visione di sviluppo condivisa. Non servono fusioni, serve fiducia nelle competenze. La Fiera deve tornare a essere un luogo di futuro, non un simbolo di fallimenti. Noi Popolari per il Veneto siamo pronti a collaborare con chiunque voglia restituire alla città il ruolo che merita: capitale veneta dell’innovazione e del buon governo.»

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