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25 novembre
23.11.2025 - 14:05
Foto di repertorio
Ogni anno, il 25 novembre, il calendario internazionale si ferma per ricordare una delle più gravi violazioni dei diritti umani: la violenza contro le donne. Una ricorrenza istituita nel 1999 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con lo scopo di sensibilizzare governi, istituzioni e cittadini su un tema che continua a segnare vite e comunità. Da questa data prende il via anche la campagna globale dei “16 giorni di attivismo”, che si conclude il 10 dicembre, nella giornata dedicata ai diritti umani.
La scelta del 25 novembre non è casuale: è l’anniversario dell’assassinio delle sorelle Patria, Maria Teresa e Minerva Mirabal, note come “le farfalle”, tre attiviste dominicane che ebbero il coraggio di opporsi al regime dittatoriale di Rafael Trujillo. Il loro omicidio nel 1960 scosse l’opinione pubblica e contribuì alla fine della dittatura, divenendo un simbolo mondiale della lotta contro l’oppressione e la violenza di genere.
Negli anni, la giornata si è arricchita di segni riconoscibili che hanno assunto un valore emblematico. Tra questi, la scarpa rossa, resa celebre dall’artista messicana Elina Chauvet, che nel 2009 espose in piazza 33 paia di scarpe femminili dipinte di rosso per denunciare i femminicidi di Ciudad Juárez, incluso quello della sorella. Un gesto che si è trasformato in un’installazione replicata in molti Paesi e che in Italia è divenuto un potente monito contro i maltrattamenti e la cultura della violenza.
Un altro simbolo diffuso è la panchina rossa, introdotta nel 2014 a Torino con il progetto “Panchine rosse contro la violenza sulle donne”. Ogni panchina rappresenta un posto lasciato vuoto da una vittima di femminicidio e invita chiunque vi si sieda a riflettere sul peso dell’indifferenza. Arpa Piemonte, nel 2023, ha installato la sua panchina rossa nella sede di via Pio VII, affiancandola a una targa con le parole di Alda Merini: «Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne».
Ma cosa si intende esattamente per violenza contro le donne? La definizione delle Nazioni Unite è chiara: qualsiasi atto di violenza basato sul genere che provochi o possa provocare danno fisico, sessuale o psicologico. Rientrano in questa categoria anche le minacce, la coercizione e ogni forma di privazione della libertà, sia nella sfera pubblica sia in quella privata.
Di fronte a questo fenomeno, chiedere aiuto è fondamentale. Il numero 1522, gratuito e attivo 24 ore su 24, rappresenta un primo punto di riferimento per chi subisce violenza o conosce qualcuno che ne è vittima. Le operatrici multilingue offrono ascolto immediato e indicazioni sui centri antiviolenza presenti sul territorio. Lo stesso servizio è accessibile tramite app e chat online.
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