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Economia veneta

Le piccole e medie imprese del Veneto restano un pilastro economico tra i più solidi in Europa

Occupazione, valore aggiunto e identità produttiva confermano la centralità delle Pmi, ma la regione sconta l’assenza di grandi aziende un tempo protagoniste a Porto Marghera e in diversi settori strategici

Foto di repertorio

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Le più recenti analisi indicano che in Veneto operano oltre 412.000 piccole e medie imprese, pari al 99,9 per cento del tessuto produttivo regionale. Queste realtà impiegano circa 1,4 milioni di addetti, ovvero il 78 per cento dei lavoratori veneti, e generano quasi i due terzi del fatturato complessivo e del valore aggiunto prodotto in regione.

Il confronto con le grandi aziende è evidente: nel Veneto se ne contano appena 413, pari allo 0,1 per cento del totale, con circa 400.000 addetti. Pur avendo un ruolo occupazionale significativo, il loro peso economico si ferma a un terzo del fatturato regionale. Un quadro che conferma la struttura storica dell’economia locale, ma che mette anche in luce una fragilità non nuova.

Secondo alcuni osservatori, «la storia di Porto Marghera è la cartina di tornasole» di un declino che ha interessato molti poli industriali italiani. Fino agli anni Ottanta, il Paese era competitivo in numerosi comparti — dalla chimica alla siderurgia, dalla plastica all’informatica — grazie a gruppi pubblici e privati come Montedison, Olivetti, Pirelli, Fiat, Italsider. Un tessuto di grandi imprese che in Veneto era presente e radicato.

Il progressivo scioglimento di quel sistema, «come neve al sole», è stato determinato da una combinazione di fattori: Tangentopoli, le privatizzazioni degli anni Novanta, i mutamenti geopolitici seguiti alla caduta del Muro di Berlino e, infine, la globalizzazione dei primi anni Duemila. Processi che hanno ridisegnato il mercato, favorendo selezioni drastiche e ridimensionamenti profondi.

Oggi, la mancanza di grandi aziende viene spesso indicata come una delle cause delle difficoltà strutturali del Paese: salari contenuti, minore produttività, scarsa propensione alla ricerca. Ma il ruolo delle Pmi nel sostenere l’economia nazionale è decisivo. «Se siamo ancora nel G20 lo dobbiamo ai tantissimi piccoli e piccolissimi imprenditori», si osserva, soprattutto in regioni come il Veneto, dove qualità, artigianalità e design restano caratteristiche distintive riconosciute a livello internazionale.

Le piccole e medie imprese rappresentano inoltre un presidio occupazionale fondamentale anche nel Mezzogiorno, dove le grandi industrie sono scarsamente presenti. In Veneto, i dati provinciali confermano la loro centralità: Rovigo registra la quota più elevata di lavoratori impiegati nelle Pmi (92,8 per cento), seguita da Treviso (83,6), Vicenza (79,5), Padova (79,2), Belluno (76,9), Venezia (73,3) e Verona (72,3).

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