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Elezioni Regionali 2025
22.11.2025 - 21:12
I veneti, per la precisione gli elettori sono 4.463.939, si preparano a tornare alle urne oggi e domani per eleggere il Presidente della Giunta regionale e il Consiglio regionale, dando il via alla dodicesima legislatura.
Per esprimere il proprio voto, gli elettori devono recarsi al seggio muniti di tessera elettorale e carta d'identità. Si vota domenica 23 novembre dalle 7 alle 23 e lunedì 24 novembre dalle 7 alle 15. Una volta ritirata la scheda ed entrati in cabina, si può tracciare una croce sul nome del candidato presidente e un'altra sul simbolo della lista prescelta.
Nella scheda elettorale si troveranno 5 candidati sostenuti da 16 liste, con 845 candidati consiglieri.
È possibile indicare un massimo di due preferenze per i consiglieri, ma è fondamentale rispettare l'alternanza di genere. Chi volesse premiare due persone dello stesso sesso, infatti, vanificherebbe la seconda preferenza; per garantire la validità di entrambe, è necessario alternare il nome di una donna a quello di un uomo. Nonostante i progressi, come il record di 18 donne elette su 51 consiglieri nel 2020, la parità di genere è ancora un obiettivo da raggiungere.
Il Veneto è suddiviso in sette circoscrizioni, che coincidono con le Province. Venezia, Padova, Vicenza, Treviso e Verona, nelle quali possono eleggere fino a nove consiglieri ciascuna, mentre Rovigo e Belluno si fermano a due, per un totale di 49 seggi. La legge elettorale regionale prevede un premio di maggioranza: la coalizione vincente ottiene il 60% dei seggi, lasciando il 40% all'opposizione. Tuttavia, se il presidente supera il 60% dei voti, si applica il proporzionale puro, come accaduto nel 2020.
La norma che disciplina le modalità elettorali e l'assegnazione dei seggi risale al 16 gennaio 2012. In tale legislatura, il Veneto ha recepito anche la legge nazionale che fissa in due mandati il limite per la carica di presidente della giunta regionale, vincolo poi esteso agli assessori. Dal 2015, il numero degli eletti a Palazzo Ferro Fini è stato tagliato da 60 a 49, con due poltrone aggiuntive garantite ope legis per arrivare a 51. Una è riservata al Presidente più votato, che si insedia a Palazzo Balbi, e l'altra è garantita al secondo classificato, leader di prassi dell'opposizione.
Gli elettori hanno la facoltà di esprimere un voto disgiunto: si può votare un Presidente e dare la preferenza a due consiglieri di una coalizione avversaria o di liste minori. Se invece si traccia una croce solo sul simbolo del partito, il voto va automaticamente al presidente collegato a quella forza politica. Sulla scheda non compaiono i nomi dei candidati, che vanno scritto in maniera chiara.
Per ottenere un seggio, una lista non apparentata deve superare la soglia di sbarramento del 3%. Nel 2020, il M5S, pur con il suo candidato presidente al 3,3%, vide le liste fermarsi al 2,7%, ma un contenzioso giuridico portò all'elezione di un consigliere dopo il via libera della Corte d'Appello.
La soglia per una coalizione è invece del 5%, e le liste apparentate si dividono i seggi proporzionalmente, con la prassi che indica l'ingresso con almeno il 1,5%.
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