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Rifotografare i Colli: cento anni di trasformazioni nei Colli Euganei

I Colli Euganei tra ieri e oggi: rifotografie, mappe e percorsi didattici per raccontare le trasformazioni del paesaggio

antonio mazzetti

Fotografie, mappe e paesaggi euganei di ieri e di oggi, “Lo sguardo sui Colli” del naturalista Toni Mazzetti è diventato un libro. Si tratta del volume realizzato dal Museo di Geografia dell’Università di Padova con una prefazione di Andrea Pase su “Le trasformazioni silenziose dei Colli”. Il Volume si compone di tre saggi: Cartografie di ieri e di oggi, di Giovanni Donadelli e Chiara Gallanti; Escursioni didattiche di ieri e di oggi, di Benedetta Castiglioni e Chiara Gallanti; Fotografie di ieri e di oggi, di Chiara Gallanti e Tania Rossetto. La Seconda parte: Rifotografare i Colli Euganei cent’anni dopo - con foto e schede comparative di Toni Mazzetti - propone un’operazione di repeat photography, per considerare le trasformazioni avvenute nel “tempo geografico”. Mazzetti infatti ha rifotografato nell’attualità i paesaggi euganei in bianco e nero che aveva impresso su lastre il giovane geografo Bruno Castiglioni attorno al 1920. «Mi piace riportare, dalla bella Prefazione del nostro Andrea Pase, il richiamo poetico alla “coppa del paesaggio”, ripresa dall’opera del poeta padovano Giuliano Scabia che “con la sua onirica immaginazione, l’ha disegnata, questa coppa» spiga Mazzetti «Non è stato difficile individuare i luoghi di ripresa. L’emozione è stata rivederli con l’occhio di un’altra persona, che aveva cercato quella particolare prospettiva per rendere parlante il paesaggio, e chiedersi quali fossero stati, nel mosaico geografico, gli elementi d’interesse per la ripresa. Da questo punto di vista la ricerca è stata un’affascinante avventura intellettuale, che ha richiesto vari sopralluoghi e appunti fotografici, cercando, per quanto possibile, di ritrovare la luce e la stagione. Non ho rincorso la bellezza tecnica, ma la sostanza dell’immagine. A volte dovevo chiedere ai proprietari dei fondi il permesso d’entrare, giocando il jolly della foto originale per vincerne la perplessità iniziale: è sempre stato un successo che destava meraviglia e curiosità. Ho avuto così piacevoli incontri umani ricchi di soddisfazione. Alla fine ne è uscito un libro didattico, facile e al tempo stesso complesso che, con foto, mappe, disegni e bibliografie, si risolve agilmente in 116 pagine magistralmente curate» conclude il professore «Il tempo che passa, e in fretta, è il nostro: il battito della Terra è altro, infinitamente più lento. Il senso di caducità che proviamo osservando le lastre, ben sapendo che tra un secolo altri giudicheranno con lo stesso sguardo stupito le nostre foto, è sano: ci aiuta a relativizzare il nostro posto nel mondo e forse così a contenere l’incauto orgoglio di ciò che siamo e del nostro presunto e presuntuoso potere sulla natura».

Giada Zandonà

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