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Gigi Calesso:"Le piste ciclabili senza protezioni diventano parcheggi"

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Riceviamo e pubblichiamo integralmente la nota di Gigi Calesso di Coalizione Civica per Treviso sulle piste ciclabili

"Uno dei problemi da tempo e ripetutamente messo in evidenza rispetto a molte delle piste ciclabili cittadine è la mancanza di una separazione fisica (cordoli, barriere…) dalle corsie di transito degli autoveicoli. La prima conseguenza di questa situazione è la scarsissima protezione per i ciclisti che utilizzano la pista, costretti ad affidarsi alla “sensibilità” degli automobilisti che transitano a poche decine di centimetri di distanza.

Il secondo aspetto è la quotidiana “trasformazione” di numerosi tratti di pista ciclabile in parcheggi per gli autoveicoli, trasformazione permessa, appunto, dalla mancanza di qualsiasi barriere all’occupazione delle piste da parte delle auto e che impedisce ai ciclisti di utilizzare lunghi tratti di corsie che dovrebbero essere a loro riservate.

E’ vero che questa sorte non è riservata solo alle piste ciclabili e che la causa “immediata” è la decisione degli automobilisti di parcheggiare dove non dovrebbero farlo ma ciò non toglie che la presenza di barriere fisiche impedirebbe questo “utilizzo” delle corsie riservate alle biciclette (e anche delle aree adibite al deposito dei bidoni della raccolta differenziata).

E’ altrettanto vero che il “fenomeno” caratterizza alcune fasce orarie della giornata, in particolare quelle in cui i bambini entrano a scuola e ne escono, ma proprio in quegli orari è più diffuso l’utilizzo della bici per raggiungere, appunto, istituti scolastici e luoghi di lavoro e che sono, quindi, numerosi i ciclisti che devono utilizzare le corsie riservate agli autoveicoli perché le piste sono occupate dalle auto parcheggiate.

Mi sembra, insomma, che ci siano tutti i motivi (e che aumentino ogni giorno) perché venga affrontato e risolto il problema delle piste rappresentate unicamente da una “striscia gialla” lungo la strada (molto diffuse in città) perché non si possono definire “piste ciclabili” queste corsie prive di qualsiasi protezione dei ciclisti e che in ogni momento possono essere “invase” dagli autoveicoli.

E’ inutile “vantare” la realizzazione di nuove piste se, come nel caso di quella di Sant’Antonino completata pochi mesi fa, non esiste alcuna separazione fisica tra le corsie per le auto e quelle per le bici: con queste nuove “piste a striscia gialla” il problema peggiora ulteriormente.

Certo inserire queste barriere significa mettere in discussione la priorità agli autoveicoli nella mobilità cittadina perché si toglie agli automobilisti la “corsia di riserva” rappresentata dalla pista ciclabile. Ma la transizione verso la “mobilità dolce” significa esattamente questo: dare la priorità a ciclisti pedoni e trasporto pubblico anche a discapito dell’autoveicolo privato.

Tutto il resto è greenwashing.

Gigi Calesso – Coalizione Civica per Treviso

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