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Suicidio sventato
25.06.2024 - 17:00
Con lo sguardo assorto e una bottiglia di birra di mano, un giovane parlava da solo e diceva di volerla fare finita. Jader e Francesca avevano da poco iniziato il loro turno di servizio come componenti della Volante Centro, quando hanno visto un ragazzo seduto su uno dei portanti di ponte Catena con le gambe penzoloni in direzione del fiume. Subito è scattata la segnalazione alla Sala Operativa della Questura.
I poliziotti, arrivati all’altezza di lungadige Cangrande, si sono prima fermati un attimo ad osservarlo da lontano, per poi avvicinarsi lentamente a bordo della volante: una volta affiancatolo, Jader – il capopattuglia – ha abbassato il finestrino e gli ha chiesto come stesse, cercando in qualche modo di aiutarlo a raccontargli ciò che stava accadendo. Il ragazzo, che ha ammesso di non stare bene, si è rifiutato di ascoltare il suo invito a riprendere una posizione stabile e più sicura.
A quel punto il poliziotto ha scelto di seguire la strada più cauta: è sceso lentamente dall’auto e ha provato ad entrare in sintonia con lui, facendogli delle domande sulla sua ex fidanzata e lasciandolo parlare e sfogarsi. Così facendo, a poco a poco, ha conquistato la sua fiducia al punto che il giovane gli ha raccontato di conoscere un poliziotto di nome Paolo. Fingendo di conoscere il presunto collega, Jader gli ha chiesto se avesse piacere che li raggiungesse e, di fronte al suo sorriso accondiscendente e rassicurato, mentre l’altra agente continuava a distrarlo, è entrato in auto e ha chiesto l'intervento di un’altra volante dando ai colleghi precise direttive su dove lasciare l’auto, come avvicinarsi e quando afferrarlo.
Da quel momento l’attesa di “Paolo” è durata poco. Qualche minuto dopo, infatti, sono arrivati gli altri due poliziotti: hanno parcheggiato l’auto prima del ponte e, con estrema cautela, si sono accostati al punto in cui l’uomo era seduto. Al cenno del collega, poi, in due – vista la sua robusta corporatura – lo hanno afferrato e messo al sicuro.
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