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Turismo vandalico
09.09.2025 - 15:58
Una turista appesa alla coda del leone per una foto
Un atto vandalico che non può essere liquidato come semplice bravata. Nella notte a Fratta di Tarzo, sulle colline del Prosecco patrimonio Unesco, mani ignote hanno spezzato la coda del grande Leone alato realizzato da Marco Martalar con legno e tralci di vite recuperati dopo la tempesta Vaia. L’opera era stata inaugurata lo scorso 6 agosto, diventando subito simbolo di resilienza e identità veneta.
Durissima la reazione del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che parla di “oltraggio” e non solo di danno materiale:
“Chi ha colpito il Leone non ha ferito un’opera d’arte, ma l’anima del nostro popolo. Non è un semplice pezzo di legno: è la rappresentazione della nostra storia, della nostra fierezza e della nostra dignità. Questo gesto è un’offesa a tutti noi, alle nostre radici e ai nostri valori. Il Leone sarà riparato e tornerà a mostrare tutta la sua forza, perché in lui c’è l’anima del Veneto: la capacità di rinascere dopo le ferite”.
Un richiamo, quello del governatore, rivolto anche ai tanti visitatori che nelle ultime settimane hanno preso d’assalto la scultura:
“A tutti i meschini che si arrampicano per un selfie o per una goliardata – avverte Zaia – dico che è ora di imparare il rispetto. Non vorremmo arrivare a dover installare telecamere in un luogo come questo: sarebbe un fallimento culturale prima ancora che pratico”.
Delusione e amarezza anche nelle parole dell’autore, Marco Martalar, che ricorda lo spirito con cui crea le sue opere:
“Il problema non è il tempo, la neve o il vento, ma le persone che non hanno rispetto. Si può fare una foto anche senza toccare, salire o appendersi. Le mie sculture sono libere, appartengono alla comunità e vanno protette come una montagna, un bosco o un lago. La bellezza è fragile e sta a noi custodirla”.
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