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Cronaca
25.09.2025 - 08:16
Foto di repertorio
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso la grazia parziale a Massimo Zen, ex guardia giurata di Cittadella condannata per l’omicidio volontario di Manuel Major, ucciso nel 2017 a Barcon di Vedelago con un colpo di pistola esploso durante una fuga a bordo di una BMW. Il provvedimento estingue tre anni e tre mesi della pena ancora da scontare, riducendo il residuo a meno di quattro anni, soglia che consente l’accesso a misure alternative alla detenzione, come l’affidamento in prova ai servizi sociali.
La grazia, firmata ai sensi dell’articolo 87 della Costituzione, è stata concessa sulla base del parere favorevole espresso dal Magistrato di Sorveglianza, in considerazione dell’intervenuto risarcimento del danno nei confronti dei familiari della vittima, delle condizioni di salute precarie del condannato e della sua condotta irreprensibile durante la detenzione.
Il legale di Zen, Alberto Berardi, ha commentato la notizia definendola un segnale di giustizia e umanità. Ha spiegato che il suo assistito, in carcere da anni, aveva perso oltre 30 chili a causa di gravi problemi odontoiatrici che non potevano essere curati in ambito carcerario. Ha aggiunto che Zen aveva sempre tenuto una condotta esemplare e che il risarcimento era stato concordato con i familiari della vittima.
Anche la moglie dell’ex vigilante, Franca Berto, ha accolto con sollievo il provvedimento, sostenendo che Zen si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato, e che, a suo avviso, aveva già pagato a sufficienza per ciò che era accaduto. La donna ha inoltre riferito che il marito stava cedendo anche psicologicamente, aggravato dal fatto che non gli era stato concesso di uscire dal carcere nemmeno per ricevere le cure necessarie.
La tragica vicenda, avvenuta il 22 aprile 2017, aveva fin da subito acceso il dibattito tra chi considerava Zen colpevole di un uso eccessivo della forza, e chi, invece, vedeva in lui un uomo messo alle strette da una situazione estrema. Negli anni si erano moltiplicate le richieste di clemenza, tra cui una petizione con oltre 1.200 firme e l’appello formale dell’Associazione Nazionale Guardie Giurate, che aveva difeso la legittimità dell’azione dell’ex vigilante.
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