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Cronaca
30.10.2025 - 21:14
 
												Immagine di repertorio
Dopo quasi dieci anni dal delitto che sconvolse il Veneto, Manuela Cacco, 62 anni, ex tabaccaia di Camponogara, ha ottenuto la semilibertà. Condannata a 16 anni di reclusione per il suo ruolo nell’omicidio di Isabella Noventa, la donna potrà ora uscire dal carcere di giorno per lavorare e partecipare ad attività di reinserimento sociale, con l’obbligo di rientrare la sera nel penitenziario femminile della Giudecca.
La decisione è arrivata dal Tribunale di sorveglianza di Venezia, che ha accolto la richiesta avanzata dal legale della Cacco, dopo che la donna ha già scontato più della metà della pena. Già dal febbraio 2024, la detenuta aveva beneficiato dei primi permessi premio, utilizzati per collaborare con un centro di volontariato nel Veneziano.
La Cacco era stata ritenuta colpevole di favoreggiamento e depistaggio nel caso della scomparsa e uccisione di Isabella Noventa, la 55enne di Albignasego scomparsa nella notte tra il 15 e il 16 gennaio 2016. Secondo la ricostruzione dei giudici, agì insieme ai fratelli Freddy e Debora Sorgato, condannati entrambi a 30 anni di carcere.
Il corpo di Isabella non è mai stato ritrovato, e il mistero che circonda la sua fine resta uno dei più oscuri della cronaca nera veneta. Durante il processo, emerse che Cacco avrebbe partecipato al tentativo di depistare le indagini, indossando il piumino bianco della vittima e facendosi vedere dalle telecamere del centro di Padova per far credere che Isabella fosse ancora viva.
Fu proprio lei, mesi dopo, a collaborare con gli inquirenti, raccontando quanto accaduto e contribuendo a ricostruire il ruolo dei Sorgato. Secondo la sentenza, Isabella sarebbe stata tramortita con un colpo alla testa nella casa di Freddy, e poi il corpo sarebbe stato gettato nel fiume Brenta. Durante le ricerche, perse tragicamente la vita anche un sommozzatore della Polizia.
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