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“Così nasce un albo”: Federica Ortolan racconta gli ingredienti del suo lavoro

Nella sua vita, Ortolan ha studiato archeologia e poi pedagogia. Infine è approdata alla scrittura dopo un workshop e, collaborazione dopo l’altra, si è fatta strada nel mondo dell’albo illustrato

federica ortolan firmacopie
Federica Ortolan riesco a contattarla nel balzo tra il rientro da una lezione universitaria e la partenza per il Salone del libro di Torino. “E non finisce qui: poi mi aspetta CamminaMenti, il festival letterario per l’infanzia e l’adolescenza di Cittadella”, precisa. Difficile non immaginarla in viaggio, in effetti: tra firmacopie, conferenze, festival e incontri, quella di Federica Ortolan (classe 1980, originaria di Mogliano Veneto e residente a Piombino Dese) è l’immagine di una scrittrice in costante fermento e lo confermano anche le sue pagine social. “Sono negata per quel mondo, vorrei limitarmi a scrivere bene i miei racconti, ma è impossibile”, ammette.
Federica Ortolan
Federica Ortolan

La passione per ciò che fa però la si percepisce anche lì. Nella sua vita, Ortolan ha studiato archeologia e poi pedagogia. Infine è approdata alla scrittura dopo un workshop e, collaborazione dopo l’altra, si è fatta strada nel mondo dell’albo illustrato, scrivendo per case editrici come Sabir Editore, Carthusia, Lavieri e Saremo Alberi Editore. Leggevi molto da bambina? Sì. Con un padre librario, in casa i libri non mancavano. Per questo stesso motivo però non ne ricevevo molti in regalo, il che mi dispiaceva.

Avresti mai immaginato che un giorno avresti scritto tu quei libri?

No, ma credo fosse un desiderio inconscio. Ritrovarmi ora tra quelle persone che ho sempre letto e stimato è certamente un qualcosa di tanto inaspettato quanto emozionante.

Il collega che più ammiri?

Difficile scegliere, tra creativi. La bellezza di ciò che faccio sta nel fatto che ho a che fare con persone che lavorano in diversi ambiti, dalla scrittura all’illustrazione, ognuna con le sue peculiarità. Alla fine a volte si diventa pure amici, perché tra creativi ci si capisce.

Quali sono gli ingredienti per costruire un albo illustrato?

Collaborazione e interazione. Ogni albo illustrato nasce dalla somma di più personalità in gioco che danno slancio l’una alla creatività dell’altra e si fondono per dare origine anche a risultati inaspettati. 

Il successo di questo lavoro sta nella capacità di lasciare andare la storia, che non è più soltanto tua, ma diventa frutto di un processo di scambio e incontro.

Scrittori si nasce o si diventa?

Tutti lo siamo, in potenza. Forse la vera domanda è: cosa vuol dire essere scrittori? E cosa vuol dire? Non sono convinta si fermi soltanto allo scrivere e pubblicare qualcosa. La verità è che siamo tutti recettori di storie, ma non tutti siamo narratori. Lo scrittore riesce a fare anche qualcosa di più.

Se non fossi diventata scrittrice che avresti fatto?

Sicuramente qualcosa che avesse comunque a che fare con la comunicazione, le relazioni e i bambini, ma niente di troppo meccanico e ripetitivo. Le persone creative lo sono a prescindere da ciò che fanno. Sì, hanno la dote di non essere lineari nel trovare soluzioni in ogni campo della loro vita: cercare risposte fantasiose anche a questioni semplici, in un percorso rettilineo da A a B, è il loro punto di forza. C’è differenza tra i bambini di oggi e quelli di una volta? Chi lo sa? L’errore che spesso fanno gli adulti è dimenticarsi che nel tempo cambia il loro punto di osservazione. Chiaramente delle differenze ci sono, se si pensa ad esempio all’uso della tecnologia, ma non vorrei cadere nei soliti cliché: l’infanzia è l’infanzia.

Gli adulti talvolta se ne dimenticano…

Sì. La forma dell’albo illustrato viene considerata una forma comunicativa per bambini, ma può essere letta a più livelli e quindi anche dagli adulti. Ciò che è in grado di cogliere istintivamente un bambino, a volte per un adulto non è così immediato, ma c’è una parte bambina anche nell’adulto che l’albo illustrato può intercettare. L’infanzia rappresenta di fatto un qualcosa di fondante e fondamentale per l’adulto: l’età adulta è il risultato della nostra infanzia. I tempi cambiano, ma questo fatto non cambierà mai.

Libri preferiti?

Non ne ho, ma Rodari è un autore importante per me da sempre. Nella mia libreria ideale ci sono anche Rigoni Stern e Munari.

“Il Filiambulante” di Federica Ortolan, illustrato da Marco Leoni

E dei libri che tu hai scritto?

Sono affezionata a tutti, ma con “Il Filiambulante”, illustrato da Marco Leoni, c’è un legame ancora più speciale.

Come mai?

È una storia che in qualche modo ha segnato un’apertura per me. Parla in maniera trasversale sia ai grandi che ai piccoli e racchiude messaggi che ho scoperto solo grazie ai feedback dei lettori. C’è un lato non intenzionale nelle storie? La storia arriva, la scrivi e se parla parla. Non sai mai cosa dice. Spesso è chi la legge che coglie aspetti nascosti a cui nemmeno avevi pensato e se accade vuol dire che la storia sta facendo il suo: ha una sua vita, è già altro rispetto a ciò che avevi pensato, sei riuscito a trasmettere qualcosa di speciale. Ecco, forse essere scrittori sta proprio in questo. 

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