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Yoga, apertivi e caccia al fantasma: il Catajo apre le sue porte

Serate al Castello del Catajo: visite agli appartamenti Asburgo‑Este, yoga nel Cortile dei Giganti e caccia al fantasma di Lucrezia Obizzi

Castello del Catajo

Proseguono le iniziative per coinvolgere sempre di più i visitatori del Castello di Battaglia Terme. Visite tematiche e aperture serali il “piatto forte” dell’estate, ma già si annuncia un calendario ricco di eventi per la prossima stagione autunnale

Metti una sera in un castello, ai piedi dei Colli Euganei, timmersi nell’atmosfera dell’Ottocento. È una delle iniziative promosse a fine estate dal Castello del Catajo (Battaglia Terme), di proprietà privata ma aperto al pubblico e sempre più attrattivo grazie a originali occasioni per conoscere meglio la sua storia.

Il 25 luglio e il 3 settembre i visitatori hanno avuto la possibilità di visitare gli appartamenti arredati dagli Asburgo-Este e la chiesetta imperiale, chiusi al pubblico per secoli. “Un’occasione – spiegano i promotori – per vedere le stanze arredate, complete di sala da pranzo, stanza da gioco e della musica e le camere da letto per poi terminare con l’apertura straordinaria della chiesetta degli imperatori, dedicata a San Michele in pieno stile neogotico”.

Le iniziative non finiscono qui. Il 9 settembre è stato proposta una serata di yoga nello splendido prato del Cortile dei Giganti, che ha portato i partecipanti a meditare recitando il suono universale dell’Om, circondati dall’ arte del Castello. La pratica è stata condotta da Mery Novara, insegnante di yoga e operatrice olistica, ed è stata seguita da una visita guidata dei saloni affrescati, a cura delle guide del Castello.

Ancora, per i più affascinati dall’occulto e dal mistero, il 6 agosto è stato possibile partecipare a una visita guidata serale per conoscere la vera vicenda dell’assassinio di Lucrezia Obizzi (nata Dondi dall’Orologio) e della leggenda del suo fantasma. “Nella magica atmosfera del Castello illuminato” i visitatori sono andati alla scoperta del “più efferato caso di cronaca nera del ‘600 veneto, tutt’oggi irrisolto, dove cadde vittima una delle più illustri marchese padovane. Il Catajo conserva ancora oggi la famigerata pietra insanguinata e nei secoli c’è chi ha affermato di aver visto aggirarsi il suo fantasma tra i saloni del Castello”.

Molti dunque gli eventi proposti, che proseguiranno tutto l’anno. Oltre alle classiche visite, il Catajo si apre al pubblico con speciali visite tematiche, appuntamenti sia diurni che serali in tutte le stagioni dedicati all’enogastronomia, domeniche per bambini e proposte didattiche per scolaresche con laboratori e visite interattive.

Costruito dalla famiglia Obizzi, originaria della Francia, il Castello del Catajo sorge dove un tempo esisteva un più modesto edificio risalente ai primi decenni del ’500. La famiglia Obizzi si estinse nel 1803 con il marchese Tommaso, che lasciò il castello agli eredi della Casa d’Este, Arciduchi di Modena; furono anni di splendore con Francesco IV e Maria Beatrice di Savoia, che amarono particolarmente il Castello e fecero costruire l’ala visibile più a nord, detta Castel Nuovo, per ospitare la corte imperiale austriaca in visita. Alla morte di Francesco V, senza figli, il Catajo passò all’erede al trono d’Austria Francesco Ferdinando d’Asburgo. Fu per opera di questi due ultimi proprietari che le raccolte archeologiche degli Obizzi, assieme a vastissime collezioni tra cui strumenti musicali, armi e quadri, furono trasferite a Vienna e nel Castello di Konopiste a Praga. Dopo la prima guerra mondiale il Catajo venne requisito dal governo italiano come riparazione dei danni di guerra. Messo all’asta a seguito della crisi del 1929, l’edificio venne acquistato dai Dalla Francesca che lo rivendettero alla fine del 2015. Il castello è ancora oggi di proprietà privata.

Per chi volesse conoscere gli orari di visita e le prossime iniziative è possibile consultare il sito castellodelcatajo.it. Spoiler: il mese di novembre sarà interamente dedicato alla ricerca del fantasma. La caccia è aperta.

Andrea Benato

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