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Attualità
09.11.2025 - 15:10
Un capolavoro del passato torna a vivere nella chiesa di Vigorovea. Dopo un attento e complesso restauro, il crocifisso processionale custodito nella cappellina laterale della chiesa dedicata a San Giacomo Apostolo ha ritrovato il suo antico splendore. L’opera, finora ritenuta ottocentesca, si è rivelata invece un prezioso manufatto rinascimentale, riscoperto grazie all’impegno congiunto della parrocchia, della Regione Veneto e dell’associazione Amici del Gradenigo.
“Circa un paio d’anni fa, durante un concerto d’organo nella chiesa di Vigorovea, notammo quel crocifisso molto malandato, con le braccia quasi staccate, chiaramente ridipinto ma dalle forme assai pregevoli” racconta il presidente dell’associazione, Mario Miotto. “L’opera” prosegue “era stata inventariata come ottocentesca. Tuttavia, alcuni particolari ci fecero sospettare un’origine ben più antica, così proponemmo al parroco di avviare il restauro”.ù
L’occasione si è presentata con un bando regionale per il recupero di opere religiose, cui la parrocchia ha partecipato con successo. Il progetto, curato dalla restauratrice Sara Grinzato e seguito dalla Soprintendenza, ha avuto un costo complessivo di 8.139 euro, coperto per 3.255 dalla Regione, per 2.500 dagli Amici del Gradenigo e grazie anche alle offerte dei parrocchiani, che hanno contribuito con donazioni. Il delicato intervento ha richiesto la rimozione, millimetro dopo millimetro, di numerosi strati di ridipintura.
“Alla fine” spiega Miotto “è emerso che il crocifisso appartiene al Rinascimento. Lo dimostra, tra l’altro, la forma del perizoma del Cristo, tipica del periodo. Un dettaglio curioso è emerso anche dalla croce di supporto, questa effettivamente ottocentesca, che reca in rosso, la scritta “Victoria”, probabilmente il nome della donatrice”.
Il crocifisso è stato inaugurato nella chiesa di Vigorovea. Don Daniele Vignotto, parroco di Vigorovea, invita a guardare all’opera con sguardo di fede: “Chissà quante persone, nei secoli, si sono affidate a Cristo davanti a questo crocifisso, portando desideri, fatiche e croci della vita. Attraverso questa immagine dell’amore di Dio, molti si sono sentiti sostenuti dal Signore. Ora sarà collocato vicino all’altare, perché continui a essere segno vivo di preghiera e di fede, non un pezzo da museo, ma un simbolo che accompagna la comunità nella liturgia e nella preghiera personale”.
Martina Maniero
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