La notte scorsa la sede rodigina di Rifondazione Comunista ha aperto le porte all'accoglienza di 5 profughi, richiedenti asilo pakistani che prima vivevano in condizioni di estrema precarietà, senza una fissa dimora e privi di assistenza. Paolo Benvegnù, segretario regionale Rifondazione comunista del Veneto, l'ha definita "Una scelta necessaria, una risposta di civiltà di fronte all'indifferenza delle istituzioni, del comune e della prefettura. Una scelta condivisa con associazioni e movimenti che si battono per un'accoglienza degna di tanti/e che fuggono verso l'Europa dai loro paesi devastati dai conflitti e dai disastri sociali ed economici, prodotti dalle guerre e dalle politiche predatorie dei governi degli Stati Uniti e di tanti paesi del nostro continente, Italia compresa. Qualche giorno fa, anche la federazione provinciale di Rifondazione Comunista di Pordenone aveva dichiarato la sua disponibilità ad accogliere i profughi presso la loro sede cittadina di Via Fratelli Bandiera. Una scelta condivisa, che ha lo scopo di praticare solidarietà attiva ed "essere comunisti nei fatti prima che nelle parole", secondo Benvegnù. Il significato di questa scelta? Un primo passo di un percorso di lotta e di mobilitazione "perché le istituzioni facciano al più presto il loro dovere, avendo ben chiaro, anche, come questo corrisponda all'interesse degli stessi abitanti della città di Rovigo", contraria di fatto alla politica dell'abbandono già largamente praticata, che ha dato £frutti velenosi all'epoca della rivolta dei gelsomini".
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