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Rovigo: Il lavoro in carcere come motore di riscatto

Formazione e lavoro per il reinserimento sociale

Rovigo: Convegno

Rovigo:Convegno

Dal laboratorio di panificazione ai percorsi formativi, il convegno di Rovigo mostra come investire nel lavoro penitenziario significhi sicurezza per la comunità e opportunità per chi ha sbagliato.

  ROVIGO – Nel cuore della Casa Circondariale di Rovigo si è svolto un convegno che ha messo al centro un tema tanto delicato quanto decisivo: il lavoro come leva di cambiamento per chi sta scontando una pena. Il titolo – “Il lavoro in carcere e i suoi impatti: persone, imprese, istituzioni” – ha trovato piena coerenza nei contenuti di una mattinata che ha riunito rappresentanti del sistema penitenziario, del terzo settore, dell’impresa sociale e del mondo accademico. Un appuntamento che ha mostrato con chiarezza una visione condivisa: la reclusione non spegne il futuro; può, se accompagnata, riaccenderlo.

L’apertura dei lavori è stata affidata al direttore della Casa Circondariale, Mattia Arba, che ha introdotto il tema richiamando la necessità di un approccio integrato e pragmatico al reinserimento. Subito dopo, l’assessore ai Servizi Sociali del Comune di Rovigo, Nadia Bala, ha portato i saluti dell’amministrazione, sottolineando quanto un territorio debba sentirsi responsabile di chi è più fragile, anche quando ha commesso errori.

A moderare il dibattito è stato Massimo Mantoan, presidente del Consorzio Insieme – capofila del progetto Panatè, presentato nel corso dell’appuntamento – che ha guidato i lavori con domande nette e obiettivi chiari: dimostrare che il lavoro è uno degli strumenti più efficaci per ridurre la recidiva e costruire percorsi di reinserimento credibili e duraturi.

Tra gli interventi, è stato significativo quello della vicepresidente della Fondazione CARIPARO, Damiana Stocco, che ha evidenziato la solidità della rete costituita da Consorzio Insieme, SCS Solidarietà, Panatè Società Benefit e Casa Circondariale. Un’alleanza territoriale che, secondo Stocco, merita di essere portata anche “fuori dalle mura”, proponendo un evento aperto alla cittadinanza per rafforzare un dialogo ancora troppo timido tra comunità e realtà carceraria.

(Nella foto Damiana Stocco)

Il panel tecnico ha offerto contenuti di grande spessore.

Rosella Santoro, provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria, ha tracciato il quadro normativo e le sfide che il sistema veneto affronta ogni giorno.

Alessio Zangheri, magistrato di sorveglianza, ha approfondito il valore del lavoro penitenziario come strumento di responsabilizzazione e come ponte verso misure alternative.

• Da Roma è intervenuto Filippo Giordano (LUMSA – CNEL), portando dati aggiornati e un messaggio inequivocabile: senza formazione qualificata e senza lavoro vero, dentro e fuori dal carcere, la recidiva non può diminuire.

Spazio poi alle esperienze concrete, quelle che trasformano i principi in fatti. Davide Danni, della società benefit Panatè, ha illustrato i percorsi già attivi e quelli pronti a partire proprio a Rovigo, con l’avvio del laboratorio di panificazione interno al carcere. Stefano Bolognesi, consigliere delegato della SCS Solidarietà, ha spiegato come un’impresa sociale possa assumere persone detenute e trarne non solo valore etico, ma anche competitivo. Perché responsabilità e sostenibilità economica, quando camminano insieme, diventano un moltiplicatore di opportunità.

Alla fine, il messaggio emerso è stato limpido e condiviso da tutti: investire nel lavoro in carcere significa investire nella sicurezza, nella dignità e nel valore del territorio. Non è un percorso facile, ma è l’unico davvero capace di costruire una società più giusta, più sicura e – soprattutto – più umana.

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