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Movember a Verona: una “castagnata” per parlare di prostata e prevenzione

Consulenze, dialogo e informazione sulla salute maschile

Movember a Verona: una “castagnata” per parlare di prostata e prevenzione

Alessandro Antonelli

Prevenzione e informazione, ma con un tocco di convivialità. Giovedì 27 novembre, dalle 17 alle 19, la Sala Marani di piazzale Stefani di Verona ospiterà la castagnata “Togliamo le castagne dal fuoco”, un appuntamento gratuito e aperto alla cittadinanza che unisce divulgazione scientifica e un frutto simbolico: la castagna, richiamo scherzoso alla forma della prostata.

L’iniziativa rientra nelle attività di Movember, il mese internazionale dedicato alla salute maschile e, in particolare, alla prevenzione delle patologie prostatiche. Durante l’evento, gli specialisti dell’Azienda Ospedaliera risponderanno a dubbi e domande, offrendo colloqui individuali e spiegazioni pensate per sensibilizzare su un tema ancora troppo poco affrontato.

A guidare l’incontro saranno il prof. Alessandro Antonelli, direttore dell’Urologia, la prof.ssa Maria Angela Cerruto, il dott. Riccardo Bertolo, insieme ai medici del reparto.

Prevenzione maschile: un tabù ancora diffuso

Movember – parola nata dall’unione di moustache e November – è oggi un movimento globale, nato quindici anni fa in Australia dopo la morte di un giovane rugbista. Nonostante l’ampia diffusione, la prevenzione maschile resta carente: molti uomini si rivolgono al medico solo dopo la comparsa dei sintomi, spesso su spinta delle donne della famiglia, più abituate a controlli regolari.

Eppure la necessità è evidente. Il tumore alla prostata è il cancro più frequente negli uomini sopra i 50 anni, mentre il tumore al testicolo è il principale tra i 20 e i 40 anni. Ogni anno in Italia si registrano 40 mila nuovi casi di tumore prostatico3.200 in Veneto.

I segnali da non ignorare comprendono difficoltà nella minzione, aumento della frequenza urinaria e, talvolta, sanguinamento. Sebbene diffuso, il tumore alla prostata ha oggi un indice di sopravvivenza molto alto: il 90% dei pazienti è vivo e in buona salute a cinque anni dalla diagnosi, purché la malattia venga individuata in fase iniziale.

PSA e diagnosi precoce: la chiave per intervenire

Lo strumento principale della diagnosi precoce è il test del PSA, ottenuto con un semplice prelievo del sangue dai 50 anni in su, o prima in caso di familiarità per tumori prostatici o per neoplasie femminili con basi genetiche affini, come seno e ovaio.

Se il valore del PSA risulta alterato, entra in azione il protocollo di presa in carico dell’Aoui di Verona: risonanza magnetica, biopsia e ulteriori approfondimenti sono coordinati internamente dall’Azienda.

Il caso viene poi discusso dal Gruppo interdisciplinare Uro-oncologico, che definisce il percorso terapeutico più adatto. Quando serve la chirurgia, la prostatectomia radicale viene eseguita con tecnologie robotiche mininvasive, riducendo degenza e complicanze. In oltre il 90% dei casi, il rispetto delle liste d’attesa rientra nei 30-60 giorni, a seconda della gravità.

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