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Treviso, nuovo Centro per il trapianto del midollo

Nuovo centro Midollo osseo Treviso

A Treviso nasce un nuovo Centro per il trapianto del midollo osseo allogenico. Sarà attivo dal prossimo autunno.

L’ospedale di Treviso si prepara ad attivare un Centro per il trapianto di midollo osseo allogenico. Già approvato a livello regionale, diventerà operativo il prossimo autunno, con quattro camere che, nella prima fase, saranno ricavate negli ambienti già esistenti al Ca’ Foncello e successivamente nella Cittadella della Salute. Due gli obiettivi: eseguire una trentina di trapianti l’anno e fare in modo che i pazienti che risiedono nelle province di Treviso e Belluno non siano più costretti a ricoverarsi in altri ospedali veneti e italiani. Basti pensare che dal 2016 al 2020 degli 80 pazienti residenti nel territorio dell’Ulss 2 e seguiti dall’ematologia trevigiana in 54 hanno effettuato il trapianto fuori dal Veneto, in 26 negli ospedali di Verona, Vicenza e Mestre. A loro si aggiungono i pazienti bellunesi, seguiti a Treviso nelle prime fasi della malattia e poi indirizzati altrove per il trapianto. Il progetto è stato presentato il 2 maggio in una sorta di inaugurazione senza taglio del nastro a cui ha preso parte anche il presidente della Regione Luca Zaia.

Nuovo centro per il trapianto del midollo a Treviso. A dirigerlo sarà Maria Luisa Stanzani supportata dal professor Damiano Rondelli

A dirigere il Centro sarà Maria Luisa Stanzani, ematologa con un’esperienza ultraventennale all’Istituto di ematologia e oncologia Seràgnoli dell’Università di Bologna. Ma è stata anche stipulata una convenzione fra Ulss 2 Marca trevigiana e la University of Illinois di Chicago per poter avere, almeno per i primi due anni di attività, il tutoraggio e il training del professor Damiano Rondelli, uno dei maggiori esperti internazionali nell’ambito di questa procedura. Rondelli – che a Chicago dirige la divisione di ematologia e oncologia ed è responsabile del Centro trapianti universitario – monitorerà lo sviluppo e la crescita della nuova unità trevigiana e svilupperà un percorso di formazione e di educazione continua. Perché, ha spiegato lo stesso luminare, “oggi il trapianto di midollo osseo è in una fase critica, ossia in movimento e lo sviluppo di un centro deve quindi essere l’evoluzione continua di quanto si fa in tutto il mondo”.

Che cos'è il trapianto osseo allogenico

Il trapianto di midollo osseo allogenico o di cellule staminali emopoietiche è attualmente l’unica forma di immunoterapia clinicamente testata per curare molte malattie oncoematologiche, dalle leucemie acute ad alcune for me di linfoma, mieloma e mie lofibrosi, ma anche di aplasie midollari, talassemie, malattie congenite del metabolismo e immunodeficienze severe. Treviso in questi anni – con la sua medicina trasfusionale a valenza provinciale, diretta da Arianna Veronesi – ha già ottenuto la certificazione da parte del Centro nazionale trapianti e del Centro nazionale sangue per valutare e selezionare il donatore autologo, la raccolta di cellule staminali emopoietiche da sangue periferico, la processazione, conservazione e distribuzione delle staminali acquisendo le capacità e l’esperienza necessarie per poter partire con il trapianto di midollo osseo. Un’attività che non sarà certo in competizione, ma ad integrazione di quanto avviene negli altri centri veneti. Per poter gestire “in house” anche la fase del trapianto, l’ematologia di Treviso – che è diretta da Filippo Gherlinzoni e che dal 2004 ha eseguito oltre 900 autotrapianti di midollo osseo – negli ulti mi due anni si è impegnata alla definizione e alla costruzione di un Programma trapianti di midollo osseo allogenico per rispondere ai requisiti minimi organizzativi, strutturali e tecnologici richiesti dalla Conferenza StatoRegioni. “Questo centro – ha spiegato Gherlinzoni – alzerà complessivamente il livello culturale dell’ospedale di Treviso”. Un’affermazione pienamente condivisa dal presidente Zaia, che ha ricordato come “a Treviso non c’era l’università di medicina e ora abbiamo vari corsi di laurea” e, ringraziando associazioni e volontari, ha affermato che “l’ospedale cresce e cresce la comunità al punto da attirare luminari di fama internazionale”. Sara Salin
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