Continua a tenere banco, nella terraferma veneziana, il tema della sicurezza.
Gli scorsi mesi sono stati costellati di episodi di violenza, spaccio e degrado in particolar modo nelle zone vicino alla stazione di Mestre e nella ormai tristemente nota via Piave. La paura, di molti residenti, che il problema potesse estendersi a macchia d'olio, trova riscontro nell'assemblea, promossa dai residenti del Quartiere Pertini e dall'Auser. “Siamo al sesto posto in Italia per furti con destrezza – ha ricordato il consigliere comunale del PD, Emanuele Rosteghin – e al quarto per furti in abitazione, quindi, non possiamo più parlare di un problema circoscritto alla zona della stazione. Se a questo aggiungiamo che spaccio e tossicodipendenza sono fenomeni collegati, è evidente che una reazione forte da parte dell'Amministrazione non sia più rinviabile. Ovviamente dobbiamo lavorare all'interno delle competenze comunali e le priorità devono essere quella della riqualificazione e della rete dei servizi. Un luogo degradato, infatti, è più facilmente teatro di malaffare, spaccio e consumo di stupefacenti. D'altro canto la rete dei servizi sociali, della prevenzione – insieme a quella del controllo di competenza delle Forze dell'Ordine – deve essere potenziata: Venezia, da questo punto di vista, per anni è stata un modello, ora si è cancellato buona parte di quelle esperienze virtuose senza che venissero sostituite.”“Stiamo assistendo ad un fenomeno che, in queste proporzioni, non vedevamo da diversi anni – commenta il Presidente del Comitato di Quartiere Pertini, Giorgio Rocelli – i tossicodipendenti e gli spacciatori sono presenti, in grande quantità, in tutto il centro cittadino e il nostro quartiere non fa certo eccezione. Non intendiamo rassegnarci a vivere in una situazione tanto pericolosa e degradata: proprio per questo chiediamo più controlli e servizi per far fronte ad una situazione ormai ingestibile.”“A Mestre – ha ricordato il consigliere comunale, Gianfranco Bettin – ci sono almeno 5000 tossicodipendenti e soltanto la metà sono censiti dal Serd. A questi vanno aggiunti quelli che arrivano da fuori. A Mestre, dunque, si è strutturato un enorme mercato criminale che deve essere smembrato il prima possibile attraverso azioni capillari di controllo del territorio. Al tempo stesso le dipendenze devono essere affrontate attraverso percorsi che siano realmente in grado di prendere in carico i consumatori: non è possibile che il Serd, il servizio dell'Ulss dedicato a questo fondamentale problema, sia ai minimi storici in termini di personale e risorse.”
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter