Dopo il caso di un'infermiera minacciata, il sindacato chiede interventi per tutelare la sicurezza dei lavoratori
L'ospedale San Tommaso dei Battuti di Portogruaro
Oggetto di pesanti minacce, anche di morte. E' quanto capitato a un'infermiera in servizio al Pronto soccorso dell'ospedale San Tommaso dei Battuti di Portogruaro. Il fatto, denunciato dalla stessa operatrice sanitaria, ha suscitato l'immediata presa di posizione dei sindacati, che sollecitano un intervento da parte della direzione sanitaria dell'Usl 4, a tutela dell'incolumità dei lavoratori. La richiesta è quella di presidiare la struttura con la vigilanza privata, come avviene già in ospedale di maggiori dimensioni. «Chiederemo subito l’apertura di un tavolo di confronto con l'Ulss 4 Veneto Orientale», dice Tommaso Gaspari, della Fp Cisl Venezia, «per valutare insieme quali possano essere le azioni immediate da intraprendere per tutelare al meglio i nostri lavoratori tra cui, per esempio, garantire la presenza delle forze dell'ordine ovvero di vigilanza privata, come peraltro avviene già in altre realtà».
La Cisl sollecita anche un intervento del Governo
Dario De Rossi (segreteria Cisl Venezia) chiede un immediato intervento dell’esecutivo. «Già da anni chiediamo al governo di approvare delle leggi a garanzia e tutela di chi lavora all’interno degli ospedali e, soprattutto, nei Pronto soccorso, perché considerati la porta d’accesso alle strutture e dove si formano lunghe attese che a volte sfociano in aggressioni verso il personale», commenta De Rossi, «Non è la prima volta che purtroppo capitano fatti come quello successo nell’ospedale di Portogruaro. È tempo d’intervenire su due versanti. intanto ci siano maggiori assegnazioni di personale in Pronto soccorso, in modo da ridurre i tempi d’attesa. Poi ci sia una norma specifica a tutela di chi assiste i pazienti più fragili». «Come Cisl Venezia siamo molto preoccupati», conclude De Rossi, «Già il Pronto soccorso non è un servizio appetibile per chi svolge questo delicato mestiere, nonostante l’ultimo contratto collettivo nazionale di lavoro abbia valorizzato le figure professionali. Se poi ci aggiungiamo i rischi quotidiani, c’è il pericolo di non trovare più operatori sanitari che vogliano andare a lavorare in tali servizi». Giovanni Monforte
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