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Attualità
21.11.2025 - 16:31
Celebrata questa mattina nella Chiesa di Santa Maria Annunziata a Castel D'Azzano la solennità dedicata alla Virgo Fidelis, patrona dell'Arma dei carabinieri. Un momento della cerimonia.
Quest’anno nel Veronese la celebrazione della Virgo Fidelis, patrona dell’Arma dei Carabinieri, si è tenuta a Castel d’Azzano per un motivo carico di memoria e dolore: ricordare la strage provocata dalla tragica esplosione nel casolare dei fratelli Ramponi, costata la vita, lo scorso 14 ottobre, a tre Carabinieri intervenuti per proteggere la comunità. Una ferita ancora aperta, che ha reso questa edizione della ricorrenza ancora più intensa e partecipata.
Questa mattina, nella Chiesa di Santa Maria Annunziata, è stata celebrata la solennità dedicata alla Virgo Fidelis, occasione in cui l’Arma rende omaggio non solo alla propria patrona ma anche al coraggio dei suoi uomini e al peso silenzioso portato dalle loro famiglie. Alla presenza del Vescovo di Verona, Mons. Domenico Pompili, del Colonnello Claudio Papagno, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Verona, e di numerose autorità civili e militari, la comunità si è stretta attorno all’Arma in un momento di profondo significato.
La giornata ha ricordato anche il drammatico anniversario della Battaglia di Culqualber, uno degli episodi più intensi e disperati del secondo conflitto mondiale in Africa Orientale. Per tre mesi un intero Battaglione di Carabinieri difese fino all’estremo il caposaldo strategico, sacrificandosi completamente. Per quel gesto di eroismo collettivo fu conferita, alla memoria, la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare alla Bandiera dell’Arma.
Accanto alla celebrazione religiosa, dal 1996 la ricorrenza è legata anche alla Giornata dell’Orfano, sostenuta dall’Opera Nazionale di Assistenza per gli Orfani dei Militari dell’Arma dei Carabinieri: un impegno concreto che continua a offrire supporto morale ed economico ai figli dei caduti.
La partecipazione compatta dei Carabinieri della provincia di Verona, delle autorità e dei cittadini di Castel d’Azzano e del capoluogo ha trasformato la cerimonia in un momento collettivo di memoria e riconoscenza. Un tributo al valore, alla fedeltà e alla capacità di una comunità di non dimenticare.
In chiusura della cerimonia, il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Verona, Col. Claudio Papagno, ha pronunciato un discorso intenso, segnato dal ricordo degli eventi del 14 ottobre e dedicato alla comunità che ha saputo stringersi all’Arma nei momenti più difficili.
Il Colonnello ha aperto ringraziando il Vescovo Pompili «per aver celebrato la funzione religiosa appena terminata» e per parole che, ha detto, «hanno riassunto perfettamente l’essenza di noi Carabinieri: il servizio al cittadino e la fedeltà al giuramento prestato».
Ha poi salutato le autorità presenti, ma scegliendo di rivolgersi subito ai cittadini di Castel d’Azzano, ai quali ha espresso «assoluta riconoscenza» per la vicinanza dimostrata dopo la tragedia del 14 ottobre: «Il ricordo di quella fiaccolata resterà per sempre impresso nel mio cuore, anzi nel cuore di tutti noi».
Il Comandante ha esteso il suo ringraziamento ai Carabinieri in servizio e in congedo, all’Associazione Nazionale Carabinieri, ai familiari e agli ospiti presenti, ricordando come il sostegno ricevuto non sia mai venuto meno.
Nel cuore del suo intervento, Papagno ha richiamato il significato profondo della Virgo Fidelis, richiamando gli eroi di Culqualber e gli orfani dei caduti, «coloro che pagano il prezzo più alto della perdita», ai quali l’Arma dedica un abbraccio ideale.
Il momento più intenso è stato quello dedicato ai tre Carabinieri caduti il 14 ottobre, definiti «tre eroi, tre servitori dello Stato, mariti, padri, figli, compagni, fratelli». Un sacrificio che, ha ricordato, lascia «un vuoto incolmabile in tutti noi».
Ma il Comandante ha scelto di trasformare il dolore in un appello all’impegno: «Noi siamo Carabinieri, e non possiamo permetterci il lusso di essere tristi, perché abbiamo un importante lavoro da compiere: onorare la loro memoria nelle azioni quotidiane. Le parole, i monumenti e le cerimonie sono importanti, ma non sufficienti».
Rivolgendosi in particolare ai giovani Carabinieri, ha citato il Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa:
«Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno per poter guardare negli occhi i propri figli e i figli dei propri figli, e dire loro che si è fatto il proprio dovere».
E ha aggiunto che onorare i caduti significa operare ogni giorno «con dedizione, responsabilità, coraggio, determinazione e umanità». Un impegno che deve rendere vivo il loro esempio.
Il discorso si è chiuso con un ultimo richiamo, questa volta a Paolo Borsellino:
«Sono morti tutti per noi, e abbiamo un grosso debito verso di loro e questo debito dobbiamo pagarlo, gioiosamente, continuando la loro opera, facendo il nostro dovere».
Un messaggio forte, che ha unito memoria, responsabilità e futuro: «Ricordate sempre questa lezione, miei giovani Carabinieri, ricordiamola tutti noi».
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