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Venezia per Gaza
03.10.2025 - 11:36
«Oggi è importante esserci e non mostrare indifferenzai». Parole nette quelle di Michele Valentini, segretario della Cgil Fiom Venezia, pronunciate mentre il corteo per Gaza avanza compatto su via della Libertà, la direttrice che collega Mestre al cuore di Venezia.
Un messaggio forte, condiviso da migliaia di manifestanti, che oggi – venerdì 3 ottobre – hanno scelto di scioperare, bloccare i servizi, e soprattutto occupare simbolicamente il ponte della Libertà, arteria nevralgica e altamente simbolica. Una protesta che ha paralizzato la viabilità e generato tensione istituzionale, ma che per gli organizzatori rappresenta una «chiamata etica» di fronte a ciò che sta accadendo in Palestina.
«Il governo si lamenta per i disagi? – ha dichiarato Valentini – Ma l’onore di questo Paese lo salvano le migliaia di lavoratori e studenti che oggi hanno deciso di alzare la voce. Non chi governa e resta in silenzio davanti all’inenarrabile».
Già dalle prime ore del mattino, due cortei distinti si sono mossi in contemporanea: uno da campo Santa Margherita, nel centro storico veneziano, e l’altro dalla stazione di Mestre. L’obiettivo: confluire sul ponte della Libertà e bloccare l’accesso alla città lagunare. E così è stato.
Bandiera palestinese alla mano, striscioni, cori, tamburi e una presenza imponente di forze dell’ordine hanno trasformato una normale giornata di sciopero in un evento politico di grande impatto. Secondo gli organizzatori, si tratta di «una risposta alla violenza contro la missione umanitaria Global Sumud Flotilla, bloccata in mare dall’esercito israeliano».
Il governo italiano, attraverso la Commissione di garanzia sugli scioperi, ha giudicato illegittima la mobilitazione, citando preavviso insufficiente. Ma Cgil, Usb e Si Cobas sono andati avanti, raccogliendo adesioni massicce nel settore trasporti, scuola e sanità. Le fasce orarie garantite (6-9 e 18-21) non sono bastate a evitare ritardi, cancellazioni e disservizi.
La marcia di oggi è la più significativa in laguna negli ultimi anni, e non solo per i numeri. È il segnale che il conflitto israelo-palestinese è ormai diventato una frattura anche italiana, che attraversa scuole, fabbriche e università. «Se bloccano gli aiuti umanitari, blocchiamo tutto», gridano dai megafoni.
Ed è proprio il tutto che oggi si è fermato a Venezia. Il ponte, la città, e forse anche quel fragile equilibrio tra diritti civili, dovere di memoria e libertà di espressione.
Video di Riccardo Musacco
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