Padova capofila a livello nazionale di innovazione di trapianti rene e pancreas
Sono 3000 i trapianti eseguiti dall' Azienda Ospedale di Padova dal 1988 con un incremento che ha portato ad essere tra i primi centri in Italia per numero di operazioni realizzate in un anno. " E' un traguardo raggiunto insieme.E questo vuol dire dalla Regione del Veneto, dall' azienda ospedale università di Padova, dai donatori, dai riceventi e da tutte le persone che lavorano all'interno di questo sistema trapianti. - commenta il direttore generale Giuseppe Dal Ben - All'interno di questo sistema l'accoglienza diventa importante. Accoglienza come tempo di cura, perché vuol dire mettere al centro la persona. Il tema di poter trovare una squadra di persone che ascolta, che accoglie e che accompagna è fondamentale" Nel Centro Trapianti Rene e Pancreas sono stati attivati programmi di trapianto combinato di rene e pancreas (1991), di rene da donatore vivente (1991), di doppio rene (1999) e di trapianto da donatore vivente ABO incompatibile (2010). Dal 2001 il prelievo di rene da donatore vivente viene realizzato con metodica laparoscopica e con metodica robotica a partire dal 2018. In oltre 30 anni di attività sono stati eseguiti 3000 trapianti, con un incremento che ha portato il Centro ad essere tra i primi in Italia per numero di trapianti realizzati in un anno. Un incremento del numero di interventi importante. Se si pensa che nei primi 19 anni sono 1000 gli interventi per passare a quota 2000 nei successi si anni ed arrivare a quota 3000 nel 2022. " Questo aumento è sicuramente dovuto al maggior numero di donatori, dall'impegno dell'equipe medica e dalle innovazioni che abbiamo cercato di portare avanti. - commenta il Direttore Prof. Paolo Rigotti - L'attività dei trapianti riguarda una multidisciplinarietà complessa. A questi numeri hanno contribuito anche diverse persone come gli infermieri, gli specialisti e anestesisti ( solo per citare alcune persone)." Tra queste eccellenze anche il programma di trapianto da viventein modalità DECK (DECeased Kidney), un'innovazione a livello mondiale la cui fase sperimentale è partita nel marzo 2018 grazie al lavoro del Centro trapianti di rene e pancreas dell’Azienda ospedaliera dell’Università di Padova " Si tratta di una particolare tipologia di trapianto cross-over - spiega la Prof. Lucrezia Furian - nel caso del DECK la catena di scambio di donatori viventi tra coppie incompatibili viene innescata da un donatore deceduto. Questo aumenta le possibilità di incrocio tra i candidati al trapianto, riduce i tempi della lista d'attesa e permette di curare un numero maggiore di pazienti. La catena si conclude con la "restituzione" dell'organo da parte dell'ultimo donatore vivente a un paziente in lista d'attesa"
Il percorso del paziente
Un paziente che ha un'insufficienza renale cronica, il trapianto rappresenta la soluzione più idonea e con risultati migliori, ovviamente se il paziente è in grado di ricevere l'organo. Ci sono due possibilità di donatore. Il risultato migliore si riscontra con un donatore vivente per cui in molti paesi c'è una spinta in questa direzione. I dati del 2021 fotografano una situazione rallentata in Italia, un terzo delle attività è invece presente in Azienda ospedale. qui infatti, sono quasi 700 i prelievi di rene da donatore vivente realizzati tramite metodologie all’avanguardia con una percentuale superiore al 90% di sopravvivenza a tre anni dall’intervento. Per quanto riguarda invece il donatore deceduto, il problema è l'alto numero di paziente, quasi 6000 e il tempo medio di attesa che in Italia è di circa tre anni a Padova poco più di due anni. Per questo motivo Padova attrae pazienti da tutta Italia e in generale il Veneto è la Regione più accogliente.
Le testimonianze
Ci sono storie di speranza trasformate in realtà, grazie al lavoro dell’equipe dell’Unità Operativa di Chirurgia dei Trapianti di Rene e Pancreas dell’Azienda Ospedale Università di Padova. Giorgia, 19 anni, ha ricevuto da pochi giorni un nuovo rene. Con un sorriso ha raccontato la sua storia riuscendo a trasmettere la grande forza che insieme al papà, suo domatore, con cui sono riusciti ad affrontare questa battaglia. C’è poi Alessandra, 30 anni capitano della nazionale di rugby subacqueo femminile, che da un giorno all'altro si trova a dover gareggiare una sfida molto più grande di lei. Insieme a lei mamma Nicoletta, sua donatrice da qualche mese
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