venerdì, 26 Aprile 2024
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Campodarsego, l’ex discarica dormirà per 30 anni prima di trasformarsi in oasi verde

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Era considerata una bomba a orologeria, ora è stata bonificata

Seconda vita per la discarica comunale di Campodarsego. Chiusa nel 2012 da bomba ecologica a orologeria, dove venivano conferiti tutti i rifiuti della zona, è diventata oasi verde. Nelle scorse settimane è stata completata, infatti, la bonifica del sito. Per dichiararla, però, definitivamente morta e sepolta dovranno passare altri trent’anni. Questa fase, cosiddetta post mortem, dovrà essere ora autorizzata dalla Provincia.

Per legge il periodo ha una durata di tre decenni durante i quali tale sito, come altri analoghi, saranno sempre monitorati pur non essendo più attivi. All’epoca la Regione stanziò cinque milioni di euro destinati proprio alla messa in sicurezza del sito e non alla chiusura.

Il monitoraggio è necessario per una serie di intereventi. Sul posto per decretare la conclusione dell’iter di bonifica il sindaco Mirko Patron e la giunta, il presidente del Bacino Padova 1, Claudio Marcato e l’ingegner Luigi Frulli, responsabile del sito. “Oggi è una giorno straordinario – ha esordito il primo cittadino Patron –. La discarica è stata bonificata e messa in sicurezza. Lasciatemi togliere un sassolino dalla scarpa: qualcuno mi aveva definito il sindaco che vuol tenere aperta la discarica, ora viene smentito”.

L’assessore Paolo Mason ha annunciato che, già a partire dal prossimo anno, per un giorno la discarica verrà aperta a scolaresche e cittadini. “È la prima discarica, forse anche in Veneto, che viene chiusa con tutti i crismi di messa in sicurezza – ha spiegato il presidente del Bacino Padova 1, Claudio Marcato –. Ora inizierà la captazione del percolato in modo di rendere possibile la solidificazione della discarica stessa. Del resto il percolato dovrebbe, ormai, uscire sempre in minor quantità. Una volta fuoriuscito verrà raccolto in cisterne che saranno andranno dritte ai depuratori”.

A spiegare i lavori l’ingegner Luigi Frulli, responsabile del sito: “Questa non è solamente una collina, ma un impianto con sistemi tecnologici di controllo, monitoraggio e recupero di biogas e percolato – ha sottolineato l’ingegner Luigi Frulli, spiegando gli interventi -. L’opera principale è stata la realizzazione di un setto bentonitico (vale a dire con proprietà impermeabilizzanti) nel sottosuolo per proteggere il suolo e le falde.

La copertura è stata realizzata con uno strato di argilla che l’ha impermeabilizzata, uno strato di ghiaia, sopra ancora un metro di materiale naturale e un metro di terreno vegetale sul quale è nata l’erba. Una barriera per far defluire l’acqua piovana. Dovremo manutentarla sempre, non è un caso che sulla sommità ci sia una strada principale proprio per le manutenzioni”.

Nicoletta Masetto