Intervista al politologo Paolo Feltrin ai risultati delle elezioni comunali: “Grande voglia di bipolarismo”
A urne chiuse e scrutini terminati, cosa emerge da questa tornata elettorale?
“La prima cosa che portiamo a casa, in maniera un po’ sorprendente, è una grande voglia di bipolarismo. Un po’ ovunque i voti li prende una o massimo due coalizioni. In sostanza, le prime due coalizioni prendono oltre il 90% dei voti. C’è bisogno di unità per cui ci si concentra sul bipolarismo centrodestra/centrosinistra senza tante storie, magari con tante civiche dentro, ma non è stata premiata in alcun modo la frammentazione. Questo vale da un lato, dove viene premiato il centrosinistra più 5stelle, e dall’altro, dove viene premiata l’unità Lega – Fratelli d’Italia – Forza Italia.
Da queste elezioni ci viene poi una seconda indicazione: gli elettori si arrabbiano se le coalizioni si dividono. Due esempi paradigmatici: a Verona si divide il centrodestra e gli elettori si arrabbiano, a Belluno si divide il centrosinistra e gli elettori si arrabbiano. Di nuovo un’indicazione di voglia di coalizioni tendenzialmente unite”.
Perchè ne è sorpreso?
“Io pensavo ci fosse una stanchezza del bipolarismo, tant’è vero che si pensava a una riforma della legge elettorale in senso proporzionale. Invece se c’è un segnale che viene da queste elezioni amministrative è proprio una sorta di pietra tombale sulla riforma elettorale. Ma non solo in Veneto, un po’ in giro per l’Italia è evidente che c’è un apprezzamento delle grandi coalizioni bipolari e un rifiuto della frammentazione”.
Molti comuni oltre i 15mila abitanti che sarebbero potuti andare al ballottaggio non ci sono andati e il sindaco è stato eletto al primo turno. Come mai?
“E’ proprio legato a questo: poche storie un’unica grande coalizione vittoria netta senza se e senza ma”.