domenica, 28 Aprile 2024
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Vicenza, morto a 99 anni Gino Rigon, democristiano simbolo di purezza di cuore e d’intelletto

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Fu assessore a Vicenza, co fondatore della Regione Veneto, spese molte energie per la cooperazione internazionale

Gino Riogn, fotografato due anni fa all’incontro per celebrare gli 80 anni del sindaco Corazzin (al centro) assieme anche a Silvano Spiller

E’ mancato all’ospedale di Rovereto Luigi “Gino” Rigon: era come sempre in vacanza a Camposilvano e ha accusato un malore. Rigon aveva superato i 99 anni e l’anno prossimo ne avrebbe compiuti cento. Era il patriarca, non solo per età bensì per autorevolezza, della politica vicentina. Persona di grande spiritualità e altrettanta concretezza, assieme a Quintino Gleria (padre di Francesco, a lungo direttore delle Ftv) era il più intimo amico di Mariano Rumor. Lo ammirava talmente che una volta Rumor lo andò a trovare a casa sua e sotto la poltrona Rigon lui attaccò un biglietto con scritto: “Qui s’è seduto il presidente del Consiglio”.

Rigon impersonava l’anima più sociale e netta – in qualsiasi senso lo si voglia intendere – della Democrazia Cristiana. Quando nei primi Ottanta la Dc, che teneva i congressi al cinema san Marco, era messa così male per i dissidi interni tra le correnti e le polemiche degli avversari che nel 1983 ebbe bisogno di Gino Rigon con la sua patente di onesto per ridare ossigeno agli elettori e credibilità al partito. E in quell’anno fu eletto segretario provinciale della Dc.

Il suo impegno politico era iniziato ben prima. Soldato nella Seconda Guerra mondiale, catturato dai tedeschi in Slovenia, dopo il campo di prigionia torna a Vicenza nel ’45. Abbraccia il sociale e fonda le Acli assieme a Rumor. Ne diventa “mezzo dirigente”, come disse. Frequenta il Patronato Leone XIII a ponte Pusterla.

Diventa assessore agli affari generali e al patrimonio nella seconda giunta di Giorgio Sala, dal 1965 al 1970: fra l’altro programmò il trasferimento delle grandi acciaierie Valbruna e Beltrame da viale Mazzini per la zona industriale. Il Consiglio comunale lo approvò nel 1970 e gli altiforni si spensero nel 1978.

Rigon fu anche tra i fondatori della Regione nel 1970: assieme a lui fu eletto alla prima legislatura un altro vicentino, Franco Borgo, destinato a una carriera all’eruoparlamento.  Nel 1975 fu rieletto in Regione, ma il clima era cambiato. Confessò in una intervista al Corriere del Veneto un paio di anni fa: “La Dc aveva la maggioranza assoluta e a quel punto dissero che bastava una persona sola nelle commissioni. In pratica, in tre o quattro decidevano tutto in Regione”. A lui non andava e nel 1976 lasciò incarico e retribuzione a Venezia. Il suo seggio andò a Giuseppina Dal Santo.

Metà vita l’ha passata in politica ma un’altra metà Gino Rigon l’ha trascorsa a sostenere il volontariato e la cooperazione internazionale, dalla Timat di Creazzo alle suore in Eritrea.

La giornalista Margherita Carniello lo aveva recentemente intervistato per un libro su Vito Orcalli, primo presidente del Consiglio regionale, ma l’aveva sentito anche per il libro che ha scritto sulla Dal Santo, ne dà questo efficace ritratto: “Rigon è eccezionale, memoria di ferro e purezza di cuore e intelletto”.

Antonio Di Lorenzo