venerdì, 26 Aprile 2024
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Venezia, Brugnaro: “Abbiamo messo a posto la città in silenzio”

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Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, fa un bilancio dell’anno ormai giunto alla fine

“In questi ultimi mesi tutti dicono che abbiamo avuto due pestilenze (Covid e guerra, ndr). Noi ne abbiamo avute tre, perché c’è stata anche l’acqua che aveva distrutto Venezia. Avevamo appena finito di ricostruire in tre mesi tutta la città ed è partito il Covid”. Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha ben stampati nella memoria i momenti difficili di questo anno che ci stiamo lasciando alle spalle. Ma non perde di vista i grandi risultati che nonostante tutto la città è riuscita a ottenere.

Sindaco, un anno non facile per Venezia.

“Sì, eppure siamo riusciti a sistemare la città in silenzio, a gestire la pandemia, a mettere a posto le cose”.

Un esempio?

“Abbiamo fatto delle vasche gigantesche a Mestre per impedire le alluvioni. Un altro esempio: abbiamo fatto il primo distributore a idrogeno. È stata un’operazione complicatissima. Adesso apriremo alla produzione di idrogeno a Marghera e speriamo che questa diventi una macchina distributiva per tutto il paese. E la stessa cosa faremo con l’elettrico. Abbiamo poi cablato tutta la città e adesso chiediamo che si aumentino le dorsali informatiche, la capacità di rete, per poter competere con tutto il mondo”.

Il 2022 è stato l’anno in cui il Mose è finalmente entrato in azione, dimostrando di funzionare.

“Il Mose è una grande opera di ingegneria, in cui pochi hanno creduto, che venderemo in tutto il mondo. Abbiamo anche capito quali sono stati i problemi del Mose: i finanziamenti molto lunghi, durati più di vent’anni. Lo Stato ci ha finanziato l’opera a rate, perché quando Roma sente che sul territorio ci sono dei contrasti prende l’occasione per rinviare gli investimenti. E i contrasti quali erano? I no a tutto. Noi abbiamo fatto le cose che credevamo giuste e abbiamo dimostrato che funzionano. Così i comitati del no si sono sciolti come neve al sole, son spariti. Adesso partiranno con il ‘no ticket’, perché devono trovare un ‘no’ per stare insieme.

Abbiamo risolto le navi: non è ancora finita, ma le risolveremo, come avevamo detto noi. Continueremo a scavare la laguna, perché bisogna rendere agibili i canali. Dobbiamo assolutamente investire per mitigare gli effetti di cambiamenti climatici. Ischia lo ha spiegato bene: guardate cosa fa l’acqua.

E i termovalorizzatori! A Roma stanno ancora discutendo. Io l’ho detto in campagna elettorale nel 2015: “Se mi votate io farò un termovalorizzatore”. Mi hanno votato, l’ho fatto e adesso funziona. Si chiama economia circolare: dalla spazzatura tiriamo fuori gasolio ed è la cosa più ecologica che esiste, lo fanno in tutto il nord Europa dove i movimenti ambientalisti sono molto più rigidi. Dobbiamo credere in questo”.

Poi c’è la grande partita dell’autonomia.

“Oltre a essere prevista dalla Costituzione, è anche questione di buon senso: se avvicini la responsabilità ai cittadini, loro possono controllare meglio la spesa e i comportamenti. Però vogliamo capire quali sono le materie. Per esempio, io chiedo che ai sindaci venga data l’autonomia sulla sicurezza e sul decoro. Senza questi due aspetti non c’è ricchezza economica, perché quando tu degradi il territorio poi hai dei costi enormi per rimediare. Ne approfitto per ringraziare le forze dell’ordine, gli uomini e le donne che si impegnano tutto il giorno in strada”.

Venezia sta facendo la sua parte, cosa chiedete al resto dell’area metropolitana, cosa manca?

“Io sono già contento che gli imprenditori abbiano deciso di mettersi insieme con la nuova Confindustria Veneto est. Io vengo da lì, questo è il mio mondo e ne sono orgoglioso. Per il resto si discute, si discuterà. Quello che potranno fare gli altri non lo so, io penso a quello che potremo continuare a fare noi, non chiedo niente. Credo che comunque quando si è amici e si cominciano a condividere le cose è meglio per tutti. Io dico: facciamo piste ciclabili, facciamo dei pullman, auto, treni, facciamo la famosa metropolitana di superficie! Facciamo in modo che ci sia una metropolitana grazie alla quale un ragazzo da Treviso possa andare all’università a Padova e magari a Mestre a fare il passeggio. Spero proprio che riusciamo a creare una comunità. Confindustria ha dimostrato che questa comunità c’è. Poi, guardi: nello statuto della città metropolitana di Venezia c’è scritto chiaramente che  tutti i comuni limitrofi che vorranno entrare avranno la possibilità di farlo. Dobbiamo sentici tutti quanti veneziani. È chiaro che ognuno ha la sua specificità e nessuno vuole toglierla, ma per le cose serie dobbiamo giocare insieme, perché la partita è con l’Europa e con il mondo. Se la Cina avesse Venezia ci metterebbe altri nomi? È questo che dobbiamo capire, ma ce la faremo, pian piano”.

Giorgia Gay