mercoledì, 8 Maggio 2024
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Vicenza, il vescovo Brugnotto è quattro volte rivoluzionario perché ribalta tutto

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Nuova sede per lui e la curia, vendite di immobili, nomine e la crociata anti Pfas

Mons. Giuliano Brugnotto, vescovo di Vicenza

Che l’aria stesse cambiando l’avevano notato subito i suoi preti, in particolare quelli più affezionati alle tradizioni, ma soprattutto i suoi nuovi fedeli: niente stemma, niente “eccellenza”, niente che richiamasse lo sfarzo o le consuetudini consegnate universalmente al passato. E ora un altro segnale forte: sobrietà nei mezzi e autentica fraternità. Ovvero, abbandonare gli immobili non più necessari e andare a vivere con altri confratelli.

La prima definizione per descrivere il nuovo corso del vescovo Giuliano Brugnotto, forse troppo diretta ma che più di qualcuno ha già adottato, è quella di un pastore innovativo se non addirittura rivoluzionario, rispetto ai tempi che l’istituzione Chiesa si dava in passato.

Il passo di don Giuliano (così gradisce essere chiamato, al massimo vescovo Giuliano, ma ci vorrà un po’ di tempo per abituarcisi) è spedito, e dopo appena quattro mesi di cura della diocesi berica, oltre che aver già imparato il nome di moltissimi suoi preti (la laurea in diritto e il doversi districare tra commi e articoli gli deve evidentemente aver giovato alla memoria) ha già annunciato alcune importanti novità che lo riguardano personalmente e che scuoteranno la sua diocesi, a partire dalla curia.

Il palazzone sul lato sud di piazza Duomo sarà progressivamente dismesso, tranne che per il museo. Stesso destino per il palazzo delle Opere sociali. Lui e tutti gli uffici traslocheranno in borgo Santa Lucia, nell’area del seminario teologico completamente ristrutturata. In particolare, monsignor Brugnotto andrà ad abitare con i suoi preti: vuole essere coerente, se chiede ai suoi preti di vivere in comunità, deve dare l’esempio. A Santa Lucia vivono 8 seminaristi e 15 sacerdoti. Fino a ieri era oggettivamente impensabile: passino gli uffici, che dal prossimo anno saranno più facilmente raggiungibili, ma il vescovo che lasci il suo appartamento, non grandissimo per la verità ma certamente comodo, nessuno l’avrebbe pensato. Eppure, già dopo l’estate il vescovo traslocherà, perché non gli era mai capitato finora, dice, di trovarsi da solo la sera e di notte. Ma non ha paura del buio e dei ladri, da cui è ben difeso.

Altro filone su cui dovranno lavorare gli organismi della diocesi e le singole parrocchie deputati alla gestione degli immobili, riguarda i molti locali e canoniche ora vuoti. Occorre dare una svolta anche in questo ambito. Per il vescovo Brugnotto oggi c’è una sproporzione tra le necessità pastorali e gli immobili a disposizione. Non solo, ma il comandamento evangelico della povertà va, anche questo, applicato oltre che predicato. Sarà un lavoro complesso, sicuramente sofferto ma, precisa don Giuliano, compiuto tutto e sempre in modo collegiale, nell’alveo delle competenze e delle responsabilità in capo ai vari organismi diocesani e, se serve, anche della Cei. In questa operazione, raccomanda, si farà attenzione a recuperare spazi per i giovani, a cui era dedicato il messaggio pasquale, feriti dalla pandemia nel bel mezzo della stagione in cui vivevano la loro esplosione di relazioni e di amicizie.

E sempre nell’ultimo incontro prepasquale con la stampa, il vescovo ha avuto parole di preoccupazione per l’inquinamento da Pfas. La si leggeva negli occhi la sua sorpresa e la meraviglia di come fosse profonda la ferita e gestita con leggerezza la vicenda, perché i Pfas sono addirittura in grado di compromettere la possibilità di avere figli. Senza mezzi termini, pacatamente ma con riferimenti espliciti, si è rivolto agli amministratori e, in particolare, al tessuto produttivo e imprenditoriale, vivace e dotato delle necessarie risorse, per affrontare questo disastro ambientale, fin qui sottovalutato.

Un bello scossone già dai primi passi sta imprimendo alla sua diocesi il nuovo pastore Brugnotto, che è possibile veder sfrecciare in bicicletta nei suoi spostamenti in città, e che presto si concretizzerà anche con la nomina di un nuovo vicario generale, di un economo, e di altri due vicari, uno per il clero (poco più di 300 preti, di cui 175 ultra settantacinquenni) e uno per le unità pastorali.

Se poi si pensa che non ha ancora sessant’anni (li compirà il 7 novembre) e che assieme a lui c’è un suo coetaneo a Verona, monsignor Pompili, e che a Treviso c’è addirittura un 57enne, monsignor Tomasi, allora nei prossimi anni c’è da aspettarsi più di una novità da questo asse di giovani vescovi. Forse una provvidenziale rivoluzione.

Silvio Scacco