sabato, 27 Aprile 2024
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Oltre 2000 cittadini veneti a Roma per la sanità pubblica e la sicurezza nei luoghi di lavoro

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Cgil Veneto: “Il tema della Salute, che tiene insieme la Sanità pubblica, la Sicurezza sui luoghi di lavoro e la Non Autosufficienza, è cruciale per le persone che rappresentiamo”

Serviranno 20 pullman, oltre ai treni, per permettere agli oltre 2000 lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, di raggiungere nella giornata di domani piazza del Popolo a Roma per partecipare alla manifestazione “art. 32 SALUTE, diritto fondamentale delle persone e delle comunità”, indetta dalla Cgil e decine di associazioni attive sul territorio in difesa del welfare universalistico.

Il tema della Salute, che tiene insieme la Sanità pubblica, la Sicurezza sui luoghi di lavoro e la Non Autosufficienza – dichiara Tiziana Basso, segretaria generale Cgil Veneto -, è cruciale per le persone che rappresentiamo. Il processo, strisciante ma sempre più pronunciato, di privatizzazione del sistema sanitario nazionale colpisce anche, se non soprattutto, la nostra Regione”.

“Lo stress, i salari troppo bassi, turni di lavoro massacranti, la carenza di personale stanno spingendo i lavoratori del comparto a guardarsi intorno, a valutare perfino di cambiare un lavoro che, un tempo, era considerato un’opportunità di realizzazione e fonte di stabilità e di sicurezza – continua Basso -. Sempre più persone, che non possono permettersi di ricorrere alle strutture private, rinunciano alla medicina di prevenzione, o addirittura a curarsi”.

“A maggio 2023, in Veneto, erano 784 le zone carenti di Medici di medicina generale. Medici che stanno passando da 1500 a 1800 assistiti ciascuno. Sono 635 gli incarichi vacanti nelle guardie mediche. E l’ovvia conseguenza è che i pronto soccorso stanno esplodendo a causa degli accessi in codice bianco.

“Sempre a maggio 2023, erano 234.952 le prestazioni in lista d’attesa. E si potrebbe proseguire sulle impegnative di residenzialità insufficienti, così come le ore di assistenza domiciliare integrata, i posti letto negli ospedali di comunità, le risorse per la salute mentale eccetera…

“La retorica sull’eccellenza veneta, in questo campo, ormai non sta più in piedi – prosegue –. Insomma, uno dei pilastri del nostro welfare rischia di collassare e sia la Regione che il Governo nazionale fanno finta di niente”.

“Nel Def è previsto di tornare a un finanziamento per la sanità addirittura inferiore al periodo pre-pandemico. Nel 2022 abbiamo investito il 6,9% del Pil, quest’anno il 6,7%, nel 2024 scenderemo drammaticamente al 6,2%. Si tratta di una quota che produrrebbe come effetto l’abbassamento della stessa aspettativa di vita.

“E se consideriamo la piega che sta prendendo la discussione in Europa sul ritorno al Patto di stabilità, ulteriori tagli sono alle porte.

“Noi non possiamo restare a guardare, perché è in gioco la condizione materiale dei cittadini (soprattutto di quelli più fragili), che più passa il tempo, più si stanno rendendo conto dei rischi che corrono nel prossimo futuro. Lo dimostra l’alta partecipazione alle tante iniziative sulla sanità che a livello territoriale stiamo organizzando.

“Stesso discorso vale per la sicurezza sul lavoro, dove la strage, anche in Veneto, prosegue. Gli ultimi dati Inail, che analizzano i primi 4 mesi del 2023, ci dicono che le denunce di malattia professionale sono cresciute del 35% rispetto ai primi quattro mesi dell’anno scorso, e gli infortuni mortali sono al +7,4%: tra gennaio e aprile hanno perso la vita sul lavoro già 29 persone. Un numero che temo sia in peggioramento, considerati i tanti incidenti letali delle ultime settimane. L’ultimo caso è avvenuto poche ore fa a Verona: un ragazzo di 25 anni, che lavorava in uno stabilimento Fincantieri per una ditta in appalto, è morto diversi giorni dopo essere stato colpito da una trave d’acciaio di almeno dieci tonnellate. 

“E, anche in questo caso, il Governo va nella direzione opposta rispetto a quella che serve: pensiamo alla reintroduzione dei voucher, alla liberalizzazione di appalti e subappalti, all’ulteriore precarizzazione contenuta nel “decreto primo maggio”. Fingendo di non capire che precarietà e sicurezza sul lavoro sono un ossimoro.

E conclude: “Per tutte queste ragioni saremo in piazza sabato e proseguiremo la mobilitazione fino a quando non ci sarà una svolta nelle scelte politiche nazionali e regionali“.

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