domenica, 28 Aprile 2024
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Venezia e Santa Maria di Sala celebrano l’Abate Farsetti a 250 anni dalla morte

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Il celebre mecenate di artisti ricordato nei luoghi di residenza, Ca’ Farsetti a Venezia e Villa Farsetti a Santa Maria di Sala

Comune di Venezia in festa per le celebrazioni dei 250 anni dalla morte dell’abate Filippo Farsetti, avvenuta proprio a Venezia il 22 settembre 1774 e che resta tramandato nella storia cittadina per le sue due dimore, lo storico palazzo sul Canal Grande che ospita la sede municipale e la splendida villa monumentale che venne eretta come sede di campagna della famiglia a Santa Maria di Sala, che per l’occasione sono state aperte al pubblico con visite guidate. Un ideale gemellaggio storico e geografico tra la dimora cittadina e la dimora di campagna dell’abate Farsetti per un tour guidato organizzato dal Circolo Arci Pirola in collaborazione con le due amministrazioni comunali e con il patrocinio della Città metropolitana di Venezia e della Regione Veneto nel corso del quale si sono potute ammirare le collezioni d’arte di Filippo Farsetti, conoscere i progetti architettonici, le passioni per l’arte, la scultura e la botanica del ricco e nobile veneziano. “Le celebrazioni per i 250 anni dalla morte dell’Abate Filippo Farsetti danno contemporaneamente lustro ad uno dei personaggi di spicco della nostra Città – commenta Ermelinda Damiano, Presidente del Consiglio Comunale della Città di Venezia – Celebriamo un grande mecenate che con lungimiranza e visione ebbe il merito di aprire le porte del suo palazzo a tanti giovani artisti, che avevano così libero accesso alle sue ricche collezioni e venivano incoraggiati nello studio e nella ricerca, e ad uno dei luoghi simbolo di Venezia, che oltre ad essere la Casa del Cittadino, costituisce un patrimonio storico, architettonico e culturale dal valore inestimabile. Il gemellaggio tra la Città di Venezia e Santa Maria di Sala rende queste celebrazioni ulteriormente significative perché mette in connessione diretta un’identità e delle radici comuni di cui ognuno di noi è chiamato a rendersi testimone, custode e divulgatore”. – Massimo Tonizzo