Dibattito al Consorzio di Bonifica Adige Po sul rifinanziamento della Legge sulla Subsidenza. Autorità e rappresentanti istituzionali presenti all'evento: 50 firme raccolte
Al Consorzio di Bonifica Adige Po si è discusso della proposta di rifinanziamento della Legge sulla Subsidenza, tema di attualità dopo l'alluvione del 16 maggio che ha colpito tutto il Veneto, incluso il Polesine. L'evento ha visto la partecipazione di numerosi sindaci e rappresentanti istituzionali, tra cui il vice presidente di Confindustria Veneto Est, Paolo Armenio, il presidente della Provincia, Enrico Ferrarese, e il senatore di Fratelli d'Italia, Bartolomeo Amidei. La riunione si è svolta nella sala convegni del Consorzio di Bonifica Adige Po, costituito in uno dei 10 comprensori di bonifica del Veneto, operativo dal 28 gennaio 2010. Il Consorzio è il risultato della fusione dei comprensori dei consorzi di Bonifica Padana Polesana e Polesine Adige Canalbianco, entrambi con sede a Rovigo. Opera su un'area di 121.150 ettari, di cui 110.092 in Provincia di Rovigo, coinvolgendo 44 Comuni. Il 18 novembre 2022 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il decreto con cui il Governo Meloni ha provveduto ad aggravare il sostanziale “via libera” alle trivelle, già inaugurato in marzo da Draghi e Cingolani, abbassando ulteriormente i livelli di tutela del mare e delle aree costiere, disponendo: l’abbassamento da 12 a 9 miglia di distanza dalla costa del limite, per l’estrazione offshore di idrocarburi per i siti con un potenziale superiore a 500 milioni di mc di gas; la possibilità di coltivazione di idrocarburi nel tratto di mare oltre le 9 miglia al largo del Polesinei che prima d’oggi era vietata.
Marco Volpin, direttore generale del Consorzio, dichiara
"Il 53 % dei Comuni del Veneto e il 51 % di quelli dell’Emilia-Romagna si sono interessati da processi di progressivo sprofondamento, per cause prevalentemente antropiche. Fra questi, tutti i Comuni del Polesine. In Polesine le prime perforazioni per l’estrazione del metano, cominciarono a terra nel 1935, con 13 pozzi e una centrale di compressione. Era l’inizio di uno sviluppo vertiginoso: quattro anni dopo il numero dei pozzi e delle centrali era già triplicato. Nel 1946 il gas estratto superava i 26 milioni di metri cubi e nel 1950 si era arrivati a 170 milioni di metri cubi. Nel 1951, l'anno dell'alluvione, i pozzi attivi erano 993, concentrati soprattutto nel Delta del Po."
Chiusura dei pozzi nel Polesine e fenomeni di sprofondamento nel Delta del Po
Nel 1960 iniziò, prima in via sperimentale e poi in modo sistematico, la chiusura dei pozzi del Polesine. Nel maggio 1959 il sismologo Pietro Caloi portava a termine un'ampia relazione sui fenomeni di sprofondamento in atto nel Delta del Po. L'estrazione dal sottosuolo di queste grandi quantità d'acqua che, già intorno al 1957, era per la sola provincia di Rovigo di quasi 230 milioni di metri cubi, effettuata a mezzo di circa 1.400 pozzi attivi e, nella zona del Delta, di 170 milioni di metri cubi (900 pozzi attivi), portava quindi ad un progressivo abbassamento del livello piezometrico (da 20 a 30 m sotto il piano di campagna).
Giancarlo Mantovani, direttore del Consorzio Delta Po: "La subsidenza ha interessato quasi tutto il Delta"
"La subsidenza ha interessato quasi tutto il Delta e determinato abbassamenti che hanno raggiunto valori massimi di quasi tre metri e valori medi di due metri. Anche questo fatto, meno traumatico, lento a manifestarsi ma altamente insidioso, ha influenzato in modo determinante la rete idrografica del basso Po e la storia delle rotte e inondazioni. Le aree ai lati delle arginature dei rami del Po si sono abbassate fino a quota 1-2 metri sotto il livello del mare, rendendo necessari rinforzi e rialzi degli argini e interventi conseguenti all’aggravamento dei pericoli di sifonamento. A causa della subsidenza si aggravò notevolmente anche il problema della difesa a mare sia per la riduzione del franco della sommità degli argini esistenti sia per l’aumento della profondità dei fondali antistanti le arginature, con conseguente esposizione a una più marcata azione del moto ondoso." Sono state raccolte le firme da parte dei convenuti, con l’intento di prorogare e rifinanziare la legge che tutela il nostro territorio dalla subsidenza. In totale, una cinquantina le firme raccolte che saranno spedite al Governo, tramite anche l’avvallo del senatore Amidei, portavoce della proposta di legge.
Marco Branco, presidente del Consorzio, conclude
"Alla fine degli anni ’90 e nei primi anni del nostro secolo gli studi e le preoccupazioni delle istituzioni e dei tecnici si sono rivolte particolarmente al pericolo derivante da estrazioni di gas nell’Alto Adriatico. La decisione di attivare estrazioni dai giacimenti dell’Alto Adriatico può determinare l’avvio di una sequenza di fenomeni gravissimi per le zone litoranee ed in particolare per le difese a mare della laguna di Venezia e del Delta del Po. Il meccanismo sembra essere quello di formazione di depressioni nel litorale sommerso, che catturano gli apporti solidi indispensabili per la stabilità delle spiagge e delle difese a mare, le quali entrano presto in crisi."
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