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Adria, Bobo “Gli assegni previdenziali sono bassi, la gente ci chiede aiuto”

sindaco adria barbujani

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In Polesine l’assegno previdenziale continua a essere il più basso rispetto a tutto il Veneto, con una media di 1.049 euro mensili per gli uomini (contro la media di 1.210 euro) e di appena 605 euro per le donne (630 euro la media del Veneto). I dati, di Spi Cgil Veneto, fotografano una situazione verso la quale Adria, secondo comune della provincia, non fa eccezione. Il sindaco Massimo Barbujani conferma, dal suo contatto quotidiano con i cittadini, la crescente difficoltà. Sindaco, anche ad Adria i pensionati fanno fatica a tirare avanti? “Effettivamente il Polesine in generale, e quindi anche Adria, ha la popolazione più anziana rispetto a tutto il Veneto e purtroppo il costo delle pensioni è ridicolo, quindi i pensionati sono in grande difficoltà”. Molti vengono in Comune a chiedere aiuto? “Vengono tantissimi. Ormai il giovedì diventa un via vai di persone in difficoltà, che non ce la fanno più a pagare le bollette. Poi moltissimi anziani assistono i giovani disoccupati e questo crea problemi su problemi”. Sono molte le pensioni minime qui? “Tantissime. Parliamo di nemmeno 500 euro al mese e con 500 euro fai poca strada perché poi tutti quanti si trovano in difficoltà. Io penso che una pensione minima dovrebbe essere intorno agli 800 -1000 euro”. Invece siamo ben sotto questa cifra. “Siamo spesso sotto la soglia dei 500 euro. Noi come Comune abbiamo pensato a un fondo di solidarietà, in cui ogni anno mettiamo 15-20 mila euro grazie a sponsor e finanziamenti che troviamo, oltre che alle iniziative benefiche che facciamo proprio per cercare di dare piccoli aiuti a tantissima gente, a tantissimi anziani soprattutto, che si trovano in difficoltà. Tra l’altro noi siamo stati il primo comune del Polesine a fare le integrazioni delle rette per gli anziani in casa di riposo. Per noi incide 200-250 mila euro all’anno, non è una spesa da poco”. Come mai c’è una popolazione così anziana nel Polesine? “Questo è un territorio che è stato un po’ abbandonato politicamente e mancando le infrastrutture le aziende non sono venute a investire. Era una città di servizi ma poi per scelte fatte da Roma ci hanno tolto il tribunale, l’ospedale viene sempre messo in discussione e naturalmente le fabbriche fanno sempre fatica a investire se non ci sono le infrastrutture adeguate. Così i giovani naturalmente vanno verso zone in cui ci sono più possibilità lavorative”. E cosa si può fare per migliorare la situazione? “Dobbiamo imparare ad amare questo territorio, a valorizzarlo e a non piangersi addosso perché bisogna tirarsi su le maniche e cercare di lavorare. La recente inaugurazione della Novamont a Bottrighe rappresenta una luce: speriamo che sia di slancio e di riavvio di conseguenza”. Giorgia Gay
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