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Bottrighe, dopo 128 anni chiude l'antica osteria Pivaro

Gestita ininterrottamente dalla stessa famiglia dal 1897. Uno spiraglio per riaprirla

Bottrighe, l'antica osteria Pivaro

Bottrighe, l'antica osteria Pivaro

E sono arrivati anche i 128 anni per l’antica osteria “Pivaro” di Bottrighe che ha deciso di chiudere i battenti. Gli ultimi gestori Mariagrazia e Galliano, vista l’età che avanza, hanno deciso di interrompere l’attività. Il locale di via Vittorio Veneto, nel quartiere “Cào d’sota”, è sorto infatti nel 1897 ed è stato un punto di riferimento per l’intera comunità. A gestirlo, ininterrottamente, è la stessa famiglia, i Pivaro, un record tramandato da generazioni.

Nei primi tre anni, alla fine dell’Ottocento, il locale di proprietà di Filomena Pavanello, moglie del barcaiolo Carlo Pivaro, era stato aperto in un edificio posto a distanza di un isolato dall’attuale. Con la scomparsa di Carlo e con il denaro ricavato dall’assicurazione delle sue tre barche, fu acquistato l’edificio di otto stanze che ospita oggi l’antico esercizio. Nella tipica osteria si vendevano anche coloniali, sali e tabacchi, ed era denominato “La stradina”.

Nel 1923 subentra Teresa, figlia nubile dei coniugi Pivaro. Nel 1946, con la sua scomparsa, la gestione viene affidata al fratello Costante sposato con Vittorina Schibuola, la stessa che ne assumerà la titolarità nel 1967, a seguito della morte del marito. Vittorina scompare nel 1988, ma già dal 1984 l’azienda passa alla figlia Mariagrazia, che sino ad oggi, con l’aiuto del fratello Galliano e del marito Gentile Girotti, l’hanno gestita. Si intrecciano quindi fatti e personaggi nella storia di questo esercizio, nel quale si poteva anche mangiare.

Nel 1951, con l’alluvione del Po, i coniugi Pivaro rimasero sempre sul posto perché l’acqua arrivava a 50 centimetri di altezza rispetto alla zona bassa di via Dante dove l’acqua toccava i 2,70 metri. Oggi il locale è conosciuto per osteria “da Costante”, i più anziani lo chiamano ancora “da Filomena”.

A chiudere l’attività una festa con tanti clienti e affezionati concittadini, tra brindisi, specialità culinarie e divertimento. Festa che ha visto il sindaco Massimo Barbujani con il suo delegato Fabrizio Romani, consegnare a Mariagrazia e Galliano una pergamena di ringraziamento in quadro, per la lunga e preziosa attività. Momenti di allegria e altrettanti di commozione. Luci spente per sempre? Ci stanno pensando, intanto si godranno le ferie. Interessante idea sarebbe quella di poter riaccendere le cucine, proponendo i piatti tipici di allora. Chissà se un giorno ci penserà Paola, figlia di Mariagrazia, che assieme al marito Franco sono apprezzati cuochi diplomati all’istituto alberghiero.

Roberto Marangoni

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