Il rapporto statistico regionale 2023 è stato presentato questa mattina a Palazzo Balbi a Venezia
È un Veneto in salute quello che emerge dal rapporto statistico regionale 2023"Il Veneto si racconta, il Veneto si confronta", che raggiunge quest’anno la ventesima edizione. Nella nostra regione, infatti, nel 2022 il Pill è cresciuto del 3,9% e si prevede un'ulteriore crescita ( del +1%) nel corso del 2023. Buoni anche gli indicatori sul fronte dell'export, al +16% rispetto al 2021, e +26,1% sul 2019. Per quanto riguarda invece il turismo, il 2022 è terminato con una crescita del 30% rispetto all'anno precedente, mentre il primo trimestre del 2023 ha fatto segnare un +43% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Insomma, i numeri dell'anno record 2019 non sono più così lontani. Ancora, il mercato del lavoro veneto si registra un +3,1% gli occupati nel 2022 e il tasso di occupazione è 67,8% superando anche i livelli registrati prima della pandemia. Basso infine lo spreco di talento giovanile in Veneto: i 15-29enni Neetscendono al 13,1%, la terza quota più bassa in Italia I temi trattati ed esaminati, oltre alla classica, analisi congiunturale del tessuto socio-economico della Regione, quest’anno pongono infatti una particolare attenzione rivolta ai giovani.
Le parole del presidente del Veneto Luca Zaia
https://youtu.be/1qWzwneiq9o
La dichiarazione dell'assessore al Bilancio e al Patrimonio Francesco Calzavara
https://youtu.be/khEaVdYTjyI
Il rapporto nel dettaglio
PIL Veneto
Per il 2022 si stima una crescita del Prodotto Interno Lordo veneto del 3,9%. Nel 2022 la variazione degli investimenti è stimata +10,7%, affiancata da una crescita dei consumi delle famiglie del 6%. Tutti i settori mostrano segni positivi. L’industria cresce dello 0,2%, le costruzioni del +10,5%, ancora trainate anche dall’utilizzo dei bonus sull’edilizia, il terziario migliora del +5,4% rispetto al 2021. Il PIL pro capite nel 2022 viene stimato pari a 36.713 euro, con un aumento di quasi 2.900 euro rispetto al 2021 e superiore del 13% rispetto alla media nazionale.Per il 2023 si prevede un andamento del PIL analogo a quello nazionale (+1%); il valore aggiunto per il settore industriale registrerà una variazione negativa (-0,7%), le costruzioni continueranno a produrre ricchezza, ma in rallentamento, +4,2%, e il comparto dei servizi vedrà un aumento del +1,8%. I consumi delle famiglie aumenteranno del +0,9% e gli investimenti fissi lordi del +4,1%. Il PIL pro capite nel 2023 viene previsto pari a 39.332 euro, con un aumento di oltre 2.600 euro rispetto al 2022.
Prezzi
Persiste la preoccupazione che il rialzo dell’inflazione possa ostacolare la crescita.Nonostante i prezzi delle commodities siano in calo, l’inflazione “core” in Europa sale ancora. L’inflazione in Veneto tocca il picco nell’ultimo trimestre 2022; la fase di rientro nel primo trimestre 2023 viene già interrotta nel mese di aprile. Sono i prezzi legati alla componente abitazione, acqua, elettricità e combustibili a conoscere gli incrementi più significativi in Veneto nel 2022, cresciuti addirittura del +34,9% rispetto al 2021; a seguire troviamo i prezzi per i trasporti, cresciuti in media annua nel 2022 del 10,1%, chiaramente influenzati dall’andamento dei costi dei carburanti. Parte lenta, ma non accenna a fermarsi, la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari, che arrivano negli ultimi mesi osservati ad essere in Veneto la divisione di spesa a inflazione più accentuata, +12,6% a marzo e +11,9% ad aprile 2023.
Interscambio commerciale
Nel 2022 il Veneto esporta merci per un valore pari a 82,1 miliardi di euro, evidenziando una crescita del 16,0% rispetto al 2021. Va rilevato, tuttavia, che il consistente incremento delle esportazioni, in termini di valore, potrebbe in parte riflettere l’aumento dei prezzi generato dall'aumento dei costi dei trasporti internazionali e delle materie prime. A trainare l’export veneto sono i settori delle lavorazioni metallurgiche, delle produzioni chimiche-farmaceutiche e delle apparecchiature meccaniche. Quanto ai mercati di destinazione, si segnala il sensibile aumento delle vendite verso tutti i principali mercati di sbocco, ad eccezione di quello elvetico, con picchi in Germania, USA e Francia.
Turismo
Dopo un 2019 con cifre record per il turismo veneto (20 milioni di arrivi e 71 milioni di presenze) e due anni segnati da periodi con restrizioni agli spostamenti, il 2022 si è chiuso con un +30,2% delle presenze rispetto all’anno precedente. Il primo trimestre 2023 registra un +43,1% delle presenze rispetto allo stesso periodo 2022, mentre il confronto con l’ultimo anno pre covid evidenzia il forte recupero in atto, nonostante i record non siano stati battuti (-3,8%). Tutte le nazionalità mostrano un andamento positivo rispetto al primo trimestre 2022, riassunte da un +16,8% delle presenze italiane e un +79,3% di quelle straniere. I pernottamenti effettuati dai turisti italiani superano anche il 2019 (+0,1%), mentre il gap rispetto all’ultimo anno pre covid degli stranieri si sta progressivamente riducendo (-7,1%). L’attrattività esercitata sui clienti più affezionati è dimostrata in primis dal +5,9% delle presenze tedesche rispetto al periodo pre pandemia, ma si evidenzia anche un importante ritorno degli americani (+8,7% sempre rispetto al 2019). Nonostante i forti incrementi dall’anno precedente,mancano ancora all’appello diversi turisti inglesi e francesi, oltre che cinesi e russi per i noti eventi internazionali.
Lavoro
Nonostante la convivenza ancora con il Covid-19 e lo scoppio del conflitto bellico russo-ucraina, anche l’occupazione è in ripresa. Forti i segnali nel 2022 e all’inizio del 2023. Dopo la riduzione del 2020 e la crescita contenuta nel 2021, nel 2022 il numero di occupati in Veneto aumenta del 3,1% rispetto all’anno precedente e il tasso di occupazione è pari al 67,8%, superando anche quel 20ello d19 e molto al di sopra del dato medio nazionale che si attesta al 60,1%. Buona soprattutto la performance femminile che segna un tasso di quasi il 60%, più alto di quasi un punto percentuale del valore pre emergenza sanitaria. Contemporaneamente, si registra anche una forte diminuzione del numero di persone in cerca di occupazione e il tasso di disoccupazione veneto scende a 4,3%, la seconda quota più bassa fra le regioni italiane (Italia 8,2%). In aumento le assunzioni anche all’inizio dell’anno 2023, in particolare la crescita è guidata dal turismo.
Giovani verso la vita autonoma
La popolazione del Veneto, come quella italiana, è da tempo interessata da un processo di invecchiamento, a causa dell’aumento della longevità e dal crollo delle nascite. Al 31 dicembre 2021, secondo i dati dell’ultimo censimento permanente di Istat, in Veneto sono circa 825 mila le ragazze e i ragazzi di 18-34 anni, vent’anni fa erano più di un milione, ossia risultano in calo del 22%. Se ora rappresentano il 17,4% della popolazione, le previsioni Istat stimano che tra 30 anni potrebbe scendere al 15%, con un’ulteriore conseguenza nello sbilanciamento tra generazioni: pochi giovani che devono farsi carico dei costi economici e sociali dei bambini e sempre più anziani.La transizione verso la vita autonoma si snoda tra percorsi inediti e sempre più articolati. Rispetto ai coetanei europei, i nostri giovani tendono a posticipare l’indipendenza abitativa e le altre tappe della vita autonoma. Nel 2021, in Veneto il 64% dei giovani vive ancora a casa con i genitori (67,6% in Italia), mentre in Europa è il 50%. Vanno ad abitare per conto proprio in media a 30 anni di età e principalmente con un progetto di coppia.Tra i giovani che rimangono a casa con i genitori, poco più di un terzo sono studenti, il 19% circa sono disoccupati, mentre la maggioranza (il 46%) risulta occupato, ma non sempre con un reddito tale da consentire la piena autonomia. Un contesto di difficoltà economiche persistenti, dovuto anche ai ripetuti shock degli ultimi vent’anni, l’instabilità lavorativa, un mercato immobiliare rigido e un welfare poco generoso ostacolano i progetti di indipendenza. Tra i percorsi di autonomia, come nel resto del Paese, sono sempre di più le giovani e i giovani italiani che dal Veneto si trasferiscono all’estero: nel 2021 sono 4.503, raddoppiati negli ultimi 10 anni; il 43% di questi è laureato. Sceglie di andare a vivere in coppia circa il 26% dei 18-34enni (era il 32% nel 2007), quasi equamente divisi tra chi ha figli (13,9%) e chi non ne ha (12,2%). Se si guarda a quel momento di passaggio che è il primo matrimonio, nel 2021 in Veneto ne sono stati celebrati 9.139, il 73,2% del totale. La sposa vi arriva in media a 35,1 anni e lo sposo a 37,8, uno spostamento in avanti di 11 anni rispetto a vent’anni fa. Cambia negli anni anche il modello di fecondità: il numero medio di figli che una donna mette al mondo scende in Veneto da 1,46 del 2008 a 1,27 del 2022 (1,24 in Italia). Lo spostamento della maternità verso età più avanzate (quasi 31 anni l’età media al primo figlio in Veneto) contribuisce all’abbassamento della natalità complessiva, poiché si accorcia il tempo fecondo a disposizione per avere il numero desiderato di figli. Il numero di figli effettivo che le persone riescono ad avere non va confuso con uno scarso desiderio di genitorialità: continua a essere 2 in media il numero di figli desiderati. Diversi sono i fattori che comprimono questo desiderio; in primis i bisogni di cura dei bambini stentano ad essere riconosciuti come una questione sociale, ma rimangono un problema della famiglia, soprattutto delle donne. Anche nelle coppie dove entrambi i partner sono occupati, più del 60% del lavoro di cura è a carico della donna. Inoltre il 72% di tutte le dimissioni di genitori con figli tra 0 e 3 anni riguarda donne, a conferma della difficoltà di conciliare vita familiare e lavorativa per chi ha figli piccoli; per contro in Europa la natalità è maggiore nei Paesi dove il tasso di occupazione femminile è più elevato.Gli strumenti di conciliazione sono ancora ridotti e spesso costosi; i posti nei servizi alla prima infanzia coprono il 32% del fabbisogno (il target fissato dal Consiglio europeo è il 45% entro il 2030).
I giovani e il lavoro tra competenze e opportunità
Gli studenti veneti sono fra i più preparati d’Italia, primi per i punteggi più alti ai test sia di italiano che di matematica. Ciò facilita l’inserimento al lavoro in una regione dove le opportunità offerte sono già più alte rispetto alla maggior parte delle altre regioni: il Veneto con un tasso di occupazione giovanile di oltre il 58% si classifica la terza regione per i livelli più alti di occupazione in Italia.Minore poi è lo spreco di talento giovanile: in diminuzione rispetto all’anno scorso, i Neet che sono appena il 13,1%, ovvero la terza quota più bassa in Italia. Non mancano però le criticità. Fra i giovani c’è più rischio di vulnerabilità: più i precari e stipendi più bassi. Sono 35% gli occupati giovani precari contro l’8% fra gli over 35 anni. Inoltre, il settore alberghiero e ristorazione, quello in cui i giovani sono più presenti, è il principale per contratti precari.L’istruzione è uno strumento in mano ai giovani: infatti, studiare paga. A titoli di studio più elevati si associano migliori prospettive nel lavoro e stipendi più alti:il tasso di occupazione dei giovani laureati è pari a 85,1% contro il 76,6% di un diplomato e il 60,7% di chi ha concluso solo la terza media. Inoltre, un laureato under 35 anni guadagna il 14% in più di un diplomato.La richiesta di giovani leve nelle imprese venete è tra le più alte in Italia, ma in Veneto è ancora limitata la domanda di laureati nonostante la buona formazione acquisita e le competenze più richieste dalle imprese rimangono le soft skill: oltre alla flessibilità, anche la capacità di lavorare in gruppo e il problem solving. Questa limitata richiesta di giovani laureati da parte delle imprese potrebbe spingerli a costruire le prime reti sociali e lavorative in altre regioni italiane: gli studenti scelgono di iscriversi in Atenei non veneti soprattutto per seguire le loro inclinazioni in discipline STEM. Più attrattivo, invece, il Veneto per gli studi economici e umanistici. Inoltre, va sottolineato che le lauree STEM degli atenei veneti dimostrano un ottimo appeal per gli studenti stranieri.Ma cosa cercano i giovani? Da varie fonti emerge che i giovani cercano molto più di un posto di lavoro e di guadagno: il lavoro è per loro un progetto di vita. Cercano qualità di vita, realizzazione di sé, dove ci sia il rispetto della persona umana che si manifesta dell'equilibrio vita-lavoro. Cercano luoghi in cui si sentano valorizzati e dove investano su di loro, con percorsi di carriera e dove si condividano gli obiettivi. Più che risorse umane, vogliono sentirsi capitale umano.
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