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17.07.2024 - 17:00
La presenza di cavità lunari era ipotizzata e discussa da oltre cinquant'anni, e ora ne è stata dimostrata l'esistenza con la pubblicazione dell’articolo intitolato “Radar Evidence of an Accessible Cave Conduit below the Mare Tranquillitatis Pit” sulla rivista scientifica Nature Astronomy.
Si tratterebbe di un tunnel di lava svuotato che consentirebbe l’accesso alle profondità del sottosuolo lunare attraverso un collasso, denominato Mare Tranquillitatis Pit, situato nel mare basaltico omonimo. L’osservazione diretta è stata resa possibile grazie all’uso di una innovativa metodologia di elaborazione delle immagini radar, sviluppata dai ricercatori dell’Università di Trento. Questa tecnica ha la straordinaria capacità di penetrare l’oscurità ed è stata applicata ai dati radar raccolti dal Mini-RF, un sensore radar attualmente in orbita attorno alla Luna.
Riccardo Pozzobon, ricercatore in geologia planetaria presso il Dipartimento di Geoscienze dell’Università di Padova ed esperto di telerilevamento satellitare delle superfici planetarie e dei loro analoghi terrestri, ha contribuito con la sua esperienza sulle strutture vulcaniche. In particolare, ha validato i dati ottenuti dal radar Mini-RF al fine di fornire una convincente interpretazione geologica.
«Nella pratica, per avere la certezza di come fosse la geometria tridimensionale del condotto sotterraneo visualizzato dal fascio radar obliquo di Mini-RF, sono state effettuate delle simulazioni di osservazione radar utilizzando un modello 3D sintetico basato su conoscenze geologiche pregresse. È stato riprodotto il collasso verticale di Mare Tranquillitatis Pit anche sulla base di dati satellitari reali, incluse la geometria della cavità sotterranea, il fondo, il soffitto, la loro ruvidità e la distribuzione di massi all’interno», afferma Riccardo Pozzobon.
«Nel simulatore, il modello è stato illuminato da un fascio radar calcolato con la tecnica del raytracing, in cui tutte le caratteristiche del modello 3D influenzano la risposta e l’intensità del segnale. L’interpretazione geologica si è quindi basata sui modelli 3D che nel simulatore fornivano un dato più vicino a quello realmente osservato da Mini-RF e che erano i più geologicamente coerenti».
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