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Montagna veneta assediata dai turisti: la Regione valuta il numero chiuso

Nel 2023, la montagna veneta ha registrato 4,5 milioni di presenze. L'assessore Caner: «Il futuro va in questa direzione»

Montagna veneta assediata dai turisti: la Regione valuta il numero chiuso



IL BOOM DEL TURISMO IN MONTAGNA: UN'ANALISI DELLE PRESENZE
Nel 2023, la montagna veneta ha registrato un record di 4,5 milioni di presenze, segnando un incremento del 13% rispetto all'anno precedente. Questi numeri, seppur inferiori rispetto ai quasi 26 milioni di presenze delle località balneari e ai 24 milioni delle città d'arte, evidenziano un crescente interesse per le mete montane, soprattutto nei mesi estivi di luglio e agosto. Tuttavia, questo successo porta con sé sfide significative in termini di gestione dei flussi turistici.

IL MODELLO DEL TRENTINO ALTO ADIGE E LE PROSPETTIVE PER IL VENETO
Il Trentino Alto Adige ha già adottato il numero chiuso per il turismo in montagna, imponendo un tetto provinciale ai posti letto. Un altro esempio è il Lago di Braies, dove l'accesso è regolato tramite prenotazione e pagamento anticipato del parcheggio. Questi modelli potrebbero rappresentare una soluzione anche per il Veneto, come suggerisce l'assessore regionale al turismo, Federico Caner: «Il futuro del turismo va in questa direzione ma prima di qualsiasi intervento è necessario fare studi, analisi e trovare servizi alternativi. Il numero chiuso è la fine di un percorso, non l'inizio, ma in determinate situazioni ci arriveremo».

LA SPERIMENTAZIONE AI SERRAI DI SOTTOGUDA
Un esempio di gestione dei flussi turistici è rappresentato dai Serrai di Sottoguda, recentemente riaperti. Qui, la prenotazione è già prevista e l'idea è di mantenerla anche dopo la conclusione dei lavori in corso. «I numeri crescono, la nostra regione è attrattiva, e una gestione dei flussi può essere auspicabile - afferma Caner -. Non per forza con dei ticket. Pensiamo ai Serrai di Sottoguda, appena riaperti. Hanno il vantaggio di avere un ingresso e un'uscita, facili da monitorare».

LE OPINIONI DEGLI ESPERTI E DEGLI OPERATORI DEL SETTORE
Il presidente della provincia di Belluno, Roberto Padrin, esprime una visione cauta: «Magari avessimo il problema di overtourism, per avere introiti, indotto e garantire i servizi per i residenti. Il tema sarà affrontato nel momento in cui dovessero esserci flussi eccessivi, che mettono a rischio la conservazione dei siti o la sicurezza dei visitatori». Anche il senatore Luca De Carlo, presidente della commissione turismo, condivide questa prospettiva: «Non vedo l'ora di poter sperimentare il numero chiuso – significherebbe avere tanti turisti da poterselo permettere. Ora non è possibile, ma in alcuni siti potrebbe diventare un'esigenza».

LE PREOCCUPAZIONI DEGLI ALBERGATORI
Gli albergatori della provincia di Belluno, rappresentati da Walter De Cassan, presidente degli albergatori bellunesi, riconoscono la necessità di regolamentare i flussi turistici, ma invitano alla prudenza: «Nella nostra provincia ci sono luoghi iper-sfruttati, in periodi limitati dell'anno dovremo iniziare a regolamentare i flussi. Ma facciamolo senza fretta, riunendo attorno a un tavolo tutte le categorie. Pensando, soprattutto, a promuovere località e siti meno noti». Stefano Pirro, presidente degli albergatori cortinesi, è meno favorevole: «Il problema del numero chiuso al momento non ci riguarda, ma non credo che misure troppo rigide potrebbero fare bene alla nostra montagna. E imporre limiti sarebbe davvero difficile».

LA SOSTENIBILITÀ COME CHIAVE DI VOLTA
Valentina Colleselli, direttrice della fondazione DMO Dolomiti Bellunesi, sottolinea l'importanza della sostenibilità: «L'overtourism mette in evidenza alcune criticità dal punto di vista della congestione dei flussi, in zone circoscritte come Cortina, le Tre Cime, i laghi di Coldai, Sorapis e Misurina. La nostra provincia ha destinazioni molto conosciute e altre meno, che però hanno un'offerta molto interessante. Vietare non è mai una buona scelta: siamo destinazioni accoglienti, i divieti non ci appartengono. Piuttosto, possiamo proporre soluzioni ed esperienze alternative, di qualità, comunicando “nuove rotte”. È anche un tema di sostenibilità ambientale».

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