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Cerimonia commemorativa

81° Anniversario dell’internamento dei militari italiani: memoria e commemorazione a Padova

Nella mattinata di ieri 29 settembre, al Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto si è svolta una solenne cerimonia per ricordare i militari italiani deportati nei campi di concentramento nazisti. Autorità e parenti si sono riuniti per onorare i 650.000 soldati che rifiutarono di aderire al nazi-fascismo

81° Anniversario dell’internamento dei militari italiani: memoria e commemorazione a Padova

Si è tenuta ieri mattina 29 settembre al Tempio Nazionale dell’Internato Ignoto, la cerimonia per commemorare l'81° anniversario dell’internamento dei militari italiani nei lager nazisti, un capitolo doloroso della storia italiana spesso dimenticato. L'evento ha visto la partecipazione del vicesindaco di Padova Andrea Micalizzi, della Presidente Nazionale ANEI (Associazione Nazionale Ex Internati) Anna Maria Sambuco, oltre a rappresentanti delle autorità civili, militari, religiose e numerosi parenti dei militari deportati.

Al termine della cerimonia, don Fabio Artuso, Rettore del Tempio, ha benedetto 75 nuove “marmette” – piccole lapidi che riportano i nomi, la data di nascita e di morte e la denominazione del campo di internamento di altrettanti militari italiani lì deportati. Le lapidi saranno posizionate all'interno del Tempio accanto alle altre già presenti, testimonianza tangibile di un sacrificio che non deve essere dimenticato.

Secondo gli studi storici più accurati, furono circa 650.000 i soldati italiani che vennero catturati dalle truppe naziste e internati in veri e propri campi di concentramento, subito dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943. Molti di questi uomini si trovarono davanti a una scelta drammatica: unirsi all’esercito tedesco o alla Repubblica di Salò, continuando a combattere al fianco dei nazi-fascisti, o affrontare la prigionia. La maggioranza rifiutò di schierarsi con i tedeschi, finendo internati nei lager con lo status di Imi, Internati Militari Italiani, in violazione delle convenzioni internazionali.

Durante il suo discorso, il vicesindaco di Padova Andrea Micalizzi ha dichiarato:

"E’ davvero bello oggi ritrovarsi qui con tante persone perché queste manifestazioni non siano solo un ricordo di momenti importanti della nostra storia, ma anche momenti di grande partecipazione. Qui don Giovanni Fortin, subito dopo la guerra, reduce dalla sua esperienza nei campi di concentramento, decise di lasciare un segno in memoria del sacrificio dei tanti uomini che come lui soffrirono e persero la vita per le violenze nazifasciste. Avere qui questo tempio è un onore, ma anche un impegno che si rinnova giorno dopo giorno, perché questa testimonianza ci chiama a tenere alti i valori di pace, libertà e solidarietà contro le guerre e le discriminazioni."

La Presidente Nazionale ANEI, Anna Maria Sambuco, ha sottolineato l'importanza di continuare a ricordare quei momenti tragici:

"Ci troviamo qui da tanti anni per merito dei soci dell’ANEI che così ricordano i loro 50.000 compagni caduti nei lager tedeschi. Nel 2024 ricordiamo quell’anno intero di prigionia che fu il 1944, l’anno che ha messo duramente alla prova la certezza di resistere dei nostri militari prigionieri. Il primo presidente dell’ANEI ha detto che questi uomini hanno ascoltato la voce della loro coscienza, esortandoli a non cedere, anche al costo del sacrificio estremo, per dare all’Italia e all’umanità una nuova alba di democrazia e civiltà."

Durante la cerimonia, è stata letta una commovente lettera inviata dai figli di due militari internati. In essa, si riflette sull’eroismo di quegli uomini che, pur consapevoli dei rischi, scelsero di non aderire al nazi-fascismo:

"È stata una scelta eroica di resistenza disarmata! Una scelta di amore per un’idea di vera patria. I nostri genitori, scheletriti dalla fame e semi congelati, non presero queste decisioni in modo improvvisato, ma con determinazione, fedeltà ai principi famigliari, alla fede, all’onestà, allo studio e alla giustizia. Ricordare solennemente queste persone è un dovere storico, perché rappresentano le radici su cui si fonda la nostra Costituzione."

Questa cerimonia ha rappresentato non solo un momento di commemorazione, ma anche un'occasione per riaffermare i valori di libertà e democrazia per i quali questi uomini combatterono, senza armi, ma con immensa dignità.

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