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11.11.2024 - 16:04
L'ingresso del Liceo Tito Livio
A un anno dal tragico omicidio di Giulia Cecchettin, le parole di Luca Piccolo sollevano una nuova polemica legata non al fatto in sé ma al modo di elaborare il lutto. Il preside del Liceo Tito Livio, che Giulia ha frequentato per cinque anni, ha chiesto agli studenti di astenersi dal manifestare pubblicamente o in modo vistoso le proprie emozioni, suggerendo invece di commemorare la ragazza in modo privato, o parlandone, al più, con amici e parenti.
“Cari ragazzi,” scrive il preside, “di fronte ai tanti discorsi che avvolgono la giornata di oggi, il nostro Liceo desidera dare una testimonianza significativa. Come Scuola, credo che non ci sia nulla da aggiungere ai fiumi di parole che sono state dette. Proprio per questo, la nostra strada dev’essere quella del silenzio. Un silenzio rispettoso di Giulia, della sua famiglia, di tutte le persone che soffrono per questa tragedia.”
Piccolo sottolinea come il silenzio non equivalga all’assenza di dialogo: “Il silenzio non significa non parlarne tra noi, non confrontarsi in classe, non aprire dibattiti tra studenti e con i vostri professori. Significa scegliere di vivere personalmente, nella calma e nella pacatezza, la rielaborazione di una tragedia più grande di noi.”
Per commemorare Giulia in modo intimo, il preside invita ciascun studente a un gesto simbolico: “Chi desidera stasera accenda una candela e la posizioni sul balcone della propria camera, lasciandola consumare sino alla fine. Un segno che può ricordare come la vita di Giulia sia stata spenta un anno fa, lentamente, come una candela.”
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