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Emergenza silenziosa

Salute mentale in Veneto: Camani e Luisetto lanciano l'allarme sanitario

Familiari e psicologi chiedono più investimenti: “Servizi insufficienti, soprattutto per i giovani”

Le associazioni di familiari e l’Ordine degli psicologi lanciano un appello alla Regione Veneto per un maggiore impegno nella salute mentale, specialmente nei servizi rivolti ai giovani. A sostenerlo sono le consigliere regionali del Partito Democratico, Chiara Luisetto e Vanessa Camani, che denunciano una situazione di profonda carenza di risorse e personale.

“Le richieste sono sacrosante – affermano Luisetto e Camani – perché, nonostante l’aumento dei casi di disagio mentale, soprattutto nel post-pandemia, gli investimenti in Veneto restano drammaticamente insufficienti”. La situazione dei contratti in scadenza a dicembre presso l’Ulss 6 è solo la punta dell’iceberg: “Questi professionisti, assunti con risorse nazionali a tempo determinato, si trovano ora senza prospettive perché la Regione non ha stanziato fondi propri. È un sistema che lascia scoperti servizi essenziali”.

Le consigliere sottolineano inoltre un dato allarmante: il Veneto investe appena il 3% della spesa sanitaria complessiva nella salute mentale, lontano dalla soglia minima del 5% stabilita nel 2001. Con una spesa pro capite di soli 46 euro, contro una media nazionale di 55, il divario con il resto d’Italia è evidente.

I numeri parlano chiaro: tra il 2018 e il 2023 gli utenti in carico ai servizi di salute mentale del Veneto sono cresciuti del 31,5%, e solo nel 2022 c’è stato un aumento del 2,3% dei nuovi casi tra i giovani dai 18 ai 24 anni. “Non si può più rimandare – concludono Luisetto e Camani – il tempo per gli investimenti è adesso”.

Un tema, quello della salute mentale, che continua a essere il fanalino di coda nelle priorità della Regione, nonostante il crescente bisogno e l’appello delle comunità coinvolte.

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