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Cultura. Il Museo di Veterinaria dell’Agripolis ospita una mostra sui delfini dell’Adriatico
23.11.2024 - 15:24
Museo di Veterinaria di Legnaro
La mostra didattica sui delfini si inserisce in un doppio percorso. “M’ammalia 2024: un mosaico da scoprire” è un ciclo di eventi dedicato ai mammiferi. Ci sono poi le aperture al pubblico del museo stesso, che con le sue esposizioni punta a divulgare la scienza anche ad appassionati e curiosi
Una mostra per raccontare “i delfini dell’Adriatico settentrionale, dalla terra all’acqua”. È il titolo della rassegna presentata l’8 e 9 novembre scorso presso il Museo di Veterinaria, inserita nel format “M’ammalia 2024: un mosaico da scoprire”. La mostra - organizzata in collaborazione con il Dipartimento di Biomedicina Comparata e Alimentazione dell’Università di Padova, è stata curata dal dott. Giuseppe Palmisano, conservatore del Museo, e “racconta di un mondo sommerso, da svelare pian piano in modo interattivo, facendo ripercorrere l’evoluzione dei delfini, il loro ritorno all’acqua e le caratteristiche anatomiche che li hanno resi gli animali più efficienti del mondo marino".
Siamo a Legnaro, all’interno del campus Agripolis, noto soprattutto per la presenza dei dipartimenti di agronomia, medicina animale, gli impianti sportivi e le residenze universitarie. Nel complesso c’è però uno spazio aperto a tutti, studenti e non, che ciclicamente organizza mostre come, appunto, quella sui delfini: “Con l’ausilio di microscopi, preparati e strumenti di ricerca, i visitatori hanno potuto scoprire il loro stato di vulnerabilità, le interferenze prodotte dalle attività antropiche e le metodiche che si stanno attuando per minimizzare i fattori di disturbo. Per i più piccoli la visita è stata accompagnata da un divertente gioco che con lo scopo di spiegare il super senso dei delfini: l’ecolocalizzazione.”
L’iniziativa è in realtà solo l’ultima di una serie: l’apertura periodica al pubblico per mostre ed eventi didattici a tema è nello spirito del Museo fin dalla costituzione avvenuta a metà degli anni ’90, sebbene sia stato ufficialmente istituito solo nel 2001 all’interno dell’allora Facoltà di Medicina Veterinaria. Le sue radici, tuttavia, affondano nel passato, come spiega il dott. Palmisano: “alcuni reperti risalgono all’antico gabinetto zooiatrico patavino, attivo per circa un secolo tra il 1774 e il 1873. Poi la veterinaria scompare a Padova per tornare nel 1992. Il museo è nato non con l’obiettivo di esporre collezioni ma con il fine di supportare a livello didattico studenti e studentesse di medicina veterinaria. Attraverso i preparati di anatomia, si vuole insegnare concretamente l’anatomia veterinaria e quella patologica” continua Palmisano.
Col tempo gli obiettivi sono diventati più ampi, i musei sono chiamati a diventare un luogo di scambio di informazioni e sempre più aperti al territorio. Anche i musei di area si aprono al pubblico sotto una nuova veste. Dal 2016 abbiamo ideato una serie di laboratori aperti a scuole, giovani e famiglie e, grazie all’Ateneo, è stata potenziata l’offerta dando la possibilità di organizzare eventi ciclici come, ad esempio, “Science 4 all” o il “Festival dello sviluppo sostenibile”. Proprio in tema di sostenibilità e di accessibilità abbiamo ideato dei laboratori accessibili a tutti e creati, in parte, con materiali riciclabili”, sottolinea Palmisano.
“Due anni fa è nato un laboratorio tattile per ipovedenti, “Museo fra le mani”, con reperti che vengono fatti toccare; è stato poi creato “Sento perciò vedo”, un laboratorio sul sesto senso di alcuni animali marini, grazie al quale spieghiamo come l’impatto dell’uomo alteri alcuni equilibri del mare. Complessivamente siamo soddisfatti del lavoro svolto finora, e le 5000 presenze di quest’anno testimoniano che stiamo andando nella direzione giusta. Prossimamente il Museo si trasferirà presso la Corte Benedettina di Legnaro, sempre dell’Università di Padova, un luogo che ci garantirà ancora più visibilità”, conclude il curatore del Museo, che è aperto su prenotazione dal lunedì al venerdì, oltre ai già citati eventi didattici tematici.
Andrea Benato
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