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Studenti e università

Innovazione nella didattica, l’appello della rettrice Mapelli a Padova

Valorizzare l’apprendimento attraverso l’esperienza, la tecnologia e il coinvolgimento attivo: le università italiane pronte a raccogliere la sfida del futuro

Daniela_Mapelli

Daniela Mapelli, rettrice dell'Università degli Studi di Padova

"Riportare lo studente al centro della nostra attenzione di docenti, in un mondo che cambia". Questo il messaggio di Daniela Mapelli, rettrice dell’Università di Padova, durante la Conferenza dei Rettori delle Università italiane, dedicata al tema della didattica innovativa.

Nel suo intervento, Mapelli ha evidenziato come le università italiane, spesso definite “tradizionali”, siano in realtà istituzioni che, pur ancorate a una storia plurisecolare, hanno sempre guardato al futuro. “Abbiamo attraversato secoli di storia portando con noi un ricco bagaglio di ideali e principi”, ha spiegato, aggiungendo che se la ricerca viene intuitivamente associata all’innovazione, altrettanto dovrebbe accadere per la didattica.

A supporto di questa visione, Mapelli ha citato illustri esempi della tradizione accademica padovana: Galileo Galilei, celebre per il suo insegnamento rivoluzionario, e Andrea Vesalio, che nel 1542 scese letteralmente dalla cattedra per coinvolgere gli studenti nelle prime anatomie, segnando una svolta nel metodo didattico.

L’Orto Botanico di Padova, fondato dal farmacologo Bonafede, rappresenta un altro modello di didattica esperienziale. Qui gli studenti potevano apprendere non solo attraverso manuali, ma anche attraverso il contatto diretto con piante officinali, sfruttando sensi come il tatto e l’olfatto per integrare la conoscenza.

Mapelli ha ribadito che l’innovazione non si esaurisce nella tecnologia: “Gli strumenti digitali sono utili, ma dietro di essi ci sono l’uomo, lo studio, l’impegno e l’esperienza”. La sfida per il futuro, secondo la rettrice, è integrare approcci esperienziali con l’uso consapevole delle tecnologie, rispondendo alla richiesta degli studenti di percorsi formativi sempre più coinvolgenti.

Le università italiane, concludendo Mapelli, non devono limitarsi a trasmettere conoscenze, ma creare ambienti che favoriscano l’apprendimento attivo, rinnovando un approccio che le ha sempre contraddistinte.

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