In Veneto, il fenomeno del disagio psicologico e dei disturbi mentali ha assunto proporzioni allarmanti, con oltre 70.000 persone in carico ai Dipartimenti di Salute Mentale e un 20-25% della popolazione che soffre di disturbi mentali sottosoglia. Negli ultimi anni, si è registrato un aumento del 30% nelle richieste di aiuto, con un picco significativo tra i minori e i giovani adulti. Questo incremento, amplificato dalla pandemia, ha messo in luce le difficoltà nel fronteggiare tale emergenza, tra cui la carenza di specialisti.
Per fare il punto sulla situazione, Motore Sanità ha promosso un think tank, con il supporto di Angelini Pharma, a cui hanno partecipato esperti del settore, associazioni di pazienti, istituzioni e stakeholder. L’obiettivo era identificare soluzioni concrete per migliorare l’assistenza psichiatrica in Veneto, dando particolare attenzione alle difficoltà legate allo stigma sociale che spesso accompagna il disagio mentale.
Durante il dibattito, è emerso che la carenza di medici psichiatri è un problema diffuso a livello nazionale, legato a una programmazione ministeriale inadeguata per le borse di studio. Tuttavia, l'introduzione di nuove borse di studio per la psichiatria, avvenuta durante la pandemia, potrebbe essere una soluzione, seppur a lungo termine. Per il personale non medico, invece, la Regione ha definito recentemente gli standard necessari, con un aumento di psicologi, assistenti sociali ed educatori, grazie anche a fondi ministeriali.
Un altro tema emerso riguarda gli investimenti nella salute mentale, con il Veneto che spende meno rispetto ad altre regioni. Tuttavia, si è sottolineato che spendere meno non implica necessariamente una qualità inferiore dei servizi, considerando che altre Regioni tendono a spendere di più sulla residenzialità. Inoltre, la carenza di un modello efficace per i minori e le problematiche legate all'integrazione con le dipendenze sono ancora questioni aperte.
Al termine dei lavori, i partecipanti al laboratorio hanno stilato una "to do list" per migliorare l’assistenza psichiatrica nella Regione Veneto. Tra le principali azioni suggerite vi sono:
Investire sui professionisti sanitari: Potenziare il personale sanitario, migliorando diagnosi e percorsi di cura attraverso la revisione delle piante organiche e una formazione continua.
Adeguare l’offerta assistenziale: Aumentare il numero delle strutture e dei posti letto, in particolare nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC), per rispondere alla crescente domanda.
Aumentare le risorse: Allocare almeno il 5% del fondo sanitario per la salute mentale, in modo da intensificare l’assistenza territoriale, migliorare la cura dei giovani pazienti e garantire la continuità della cura.
Lotta allo stigma e educazione pubblica: Lanciare campagne di sensibilizzazione per combattere i pregiudizi e promuovere l’inclusione sociale delle persone con disturbi mentali.
Rafforzamento della medicina di prossimità: Integrare psichiatri, psicologi e assistenti sociali nelle unità sanitarie territoriali per un intervento precoce e multidisciplinare.
Potenziamento della telemedicina: Sfruttare le tecnologie digitali per migliorare la continuità assistenziale e la gestione dei pazienti, in particolare per quelli che vivono in aree remote.
Aggiornamento continuo del personale: Implementare corsi di formazione specifici in ambito psichiatrico per migliorare la tempestività e l'appropriatezza delle diagnosi.
Il laboratorio di Padova, che ha visto la partecipazione di esperti come Alberto Siracusano, Giuseppe Nicolò e Tommaso Maniscalco, è il terzo incontro di un ciclo che ha toccato anche Roma, Viareggio e Milano. Il percorso si concluderà a Roma con la presentazione di un "Mental Act", un documento destinato a orientare le politiche istituzionali per la salute mentale.