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Pene rieducative

Lavoro in carcere, un modello virtuoso: il Veneto guida la sfida della rieducazione

Ridurre le recidive e sostenere le imprese: presentato a Venezia il progetto "Liberiamo le produzioni"

Marcato alla presentazione

Marcato alla presentazione

Il Veneto si conferma laboratorio di civiltà e innovazione sociale con un progetto che coniuga rieducazione dei detenuti e sviluppo economico. "Liberiamo le produzioni", presentato oggi a Venezia, mira a creare un ponte tra le attività lavorative svolte all'interno degli istituti di pena e il mondo dell'industria e dell'artigianato. Un'iniziativa che sta già generando benefici concreti, come sottolineato dall’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Roberto Marcato: “Il lavoro dà dignità, riduce la recidiva dei reati del 98% e risponde alle esigenze del tessuto produttivo, offrendo opportunità alle imprese e alle persone”.

Il progetto coinvolge i nove istituti penitenziari del Veneto, dove sono recluse circa 2600 persone, e si avvale della collaborazione con il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Unioncamere Veneto e 14 cooperative sociali. Le attività produttive spaziano dalla gastronomia all'assemblaggio di componenti meccaniche, dalla legatoria artigianale al settore agricolo delle fattorie sociali. Un esempio di come il lavoro in carcere possa formare professionalità di alto livello, pronte a reinserirsi nella società una volta scontata la pena.

L’assessore Marcato ha evidenziato l’importanza del progetto anche per il mondo produttivo: “Oltre a rappresentare un atto di civiltà, questo modello offre risposte concrete alla carenza di manodopera qualificata, con vantaggi fiscali e contributivi per le imprese”.

Durante l’evento, che ha visto la partecipazione di esponenti istituzionali e religiosi, tra cui il sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari e il Patriarca di Venezia Francesco Moraglia, sono state presentate testimonianze dirette e un catalogo dettagliato delle attività svolte negli istituti penitenziari.

Il progetto, che fa leva su settori come pasticceria, verniciatura di strumenti musicali e contact center per la sanità, dimostra che il reinserimento lavorativo non è solo un percorso individuale ma anche un contributo al benessere collettivo. Marcato ha concluso: “La nostra Costituzione ci ricorda che la pena deve essere rieducativa. Questo progetto ne è la dimostrazione, mettendo al centro la persona e il suo futuro”.

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