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05.12.2024 - 09:25
Venezia si prepara a vivere una giornata di disagi il prossimo venerdì 13 dicembre, quando i servizi di trasporto pubblico gestiti da Actv saranno coinvolti in uno sciopero generale di 24 ore. L'adesione all'astensione è stata comunicata da una sigla sindacale, come confermato dall'azienda stessa.
La mobilità nella città lagunare sarà messa a dura prova, con ripercussioni significative per residenti e turisti. I servizi di navigazione, che includono vaporetti e motoscafi, garantiranno solo i collegamenti minimi con le isole, mentre eventuali servizi aggiuntivi dipenderanno dall'effettiva adesione del personale. Per quanto riguarda il trasporto su gomma, autobus e tram (quest'ultimo attualmente non in servizio) assicureranno le corse in partenza dai capolinea tra le 06:00 e le 08:59 e tra le 16:30 e le 19:29. Tuttavia, non saranno garantite le corse di rientro dagli istituti scolastici superiori al termine delle lezioni. Il servizio People Mover, che collega Tronchetto, Stazione Marittima e Piazzale Roma, funzionerà regolarmente.
Le motivazioni alla base dello sciopero sono molteplici e riflettono un malcontento diffuso nei confronti delle politiche economiche del governo Meloni, esplicitate nella manovra economica per il 2025. Tra le critiche mosse, spiccano il crescente coinvolgimento dell'Italia nei conflitti internazionali e il sostegno al governo israeliano, definito genocida dai sindacati. Inoltre, si contesta la riforma dello Stato, con particolare riferimento al decreto legge 1660, al premierato e all'autonomia differenziata. I sindacati chiedono forti aumenti salariali, oltre al recupero dell'inflazione reale, e una nuova indicizzazione che leghi i salari all'aumento del costo della vita. Altre richieste includono una politica di difesa e rilancio della sanità pubblica, una tassazione sui superprofitti delle banche e delle compagnie energetiche, e l'abolizione delle leggi che hanno introdotto precarietà e liberalizzazione, come il nuovo codice degli appalti.
La protesta non si limita a questioni economiche, ma abbraccia una visione più ampia di giustizia sociale. Tra le richieste figurano l'abolizione dell'IVA sui beni di prima necessità, un prelievo fiscale sulle rendite finanziarie e i grandi patrimoni, e un tetto ai prezzi dei beni essenziali. I sindacati chiedono anche la detassazione delle pensioni, in linea con gli altri paesi europei, e l'innalzamento delle pensioni minime a 1000 euro. Inoltre, si invoca un milione di nuove assunzioni nella pubblica amministrazione, la stabilizzazione dei precari e una legge sul salario minimo di almeno 10 euro l'ora. La riduzione dell'orario di lavoro a 32 ore settimanali, a parità di salario, è un'altra delle proposte avanzate, insieme al diritto ai servizi pubblici gratuiti e accessibili, all'educazione, alla sanità e ai trasporti pubblici.
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