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Riabilitazione professionale
19.12.2024 - 18:14
Foto dell'annuncio dell'iniziativa
Un'iniziativa innovativa ha preso piede a Venezia, dove sei detenuti dell'istituto penitenziario maschile sono stati assunti per lavorare nel sistema di prenotazione sanitaria dell'Ulss 3 Serenissima. Si tratta di una nuova sede del Centro Unico di Prenotazione (Cup), allestita all’interno del carcere, dove i detenuti rispondono alle chiamate, fissano appuntamenti per visite ed esami, e gestiscono l'agenda sanitaria per tutti gli ospedali della zona.
I sei detenuti selezionati sono stati scelti tra i circa 270 ospiti della struttura, tutti italiani e con un’età compresa tra i 25 e i 45 anni. Alcuni di loro possiedono lauree o competenze avanzate nel settore informatico, un aspetto che ha facilitato la loro selezione per questo ruolo che non è solo una responsabilità lavorativa, ma anche un'opportunità di reinserimento sociale. I contratti offerti sono part-time, con la possibilità di passare a tempo indeterminato.
La nascita di questo progetto è frutto di una stretta collaborazione tra l’Ulss 3, il consorzio che gestisce il servizio di prenotazione e la Casa circondariale di Santa Maria Maggiore. All’interno dell’istituto è stato individuato uno spazio che è stato poi attrezzato con la rete aziendale, linee telefoniche, computer e software necessari per gestire le prenotazioni sanitarie. Le postazioni operative sono quattro: tre sono occupate dai detenuti (due in mattinata e uno nel pomeriggio) e una è destinata a un operatore esperto che supporta e affianca i neoassunti.
Il progetto ha già superato con successo una fase di sperimentazione, iniziata con le prenotazioni degli esami di laboratorio. Il direttore generale dell’Ulss 3, Edgardo Contato, ha espresso soddisfazione per i risultati ottenuti: "I detenuti hanno superato brillantemente il periodo di prova e sono ormai pronti a gestire l'intera agenda delle prenotazioni, che ogni giorno conta circa 6 mila appuntamenti", ha dichiarato. Oltre al vantaggio per il sistema sanitario, l’iniziativa offre un'opportunità sociale per i detenuti, che attraverso questo lavoro hanno la possibilità di 'guardare' nuovamente verso il mondo esterno.
L’aspetto umano e rieducativo del progetto è stato sottolineato anche dal direttore del carcere, Enrico Farina, che ha evidenziato l’importanza di questa nuova attività nel potenziamento del percorso di rieducazione. "Questo lavoro non è solo un'occupazione, ma un vero e proprio processo di responsabilizzazione", ha dichiarato. Anche Marina Paties, responsabile della Sanità penitenziaria, ha aggiunto che il compito delle istituzioni carcerarie non si limita alla cura della salute fisica, ma si estende al benessere psicologico e sociale dei detenuti, offrendo loro un'opportunità concreta di reinserimento nella società.
Un passo importante, dunque, non solo per il sistema sanitario, ma anche per il reinserimento sociale dei detenuti, che possono acquisire competenze utili per il loro futuro, contribuendo in modo significativo al benessere della comunità.
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