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Crisi della giustizia
23.12.2024 - 15:57
Foto del tribunale di Venezia
La giustizia a Venezia è in crisi profonda. A fronte di una cronica mancanza di personale nei tribunali e nelle altre strutture giudiziarie, il rischio di un ulteriore depauperamento sembra sempre più reale. L’inaugurazione del nuovo anno giudiziario potrebbe portare con sé i consueti proclami politici, ma la realtà racconta ben altro: scoperture di organico tra il 30% e il 50%, condizioni lavorative precarie e misure che spingono i dipendenti a cercare altrove opportunità più dignitose.
Nonostante l’apertura di nuove sedi per il Tribunale di Venezia, già segnata da infiltrazioni dopo il primo temporale, il sistema giudiziario locale resta gravemente compromesso. La mancanza di personale colpisce indistintamente il Tribunale, la Corte d’Appello, la Procura Generale, il Tribunale di Sorveglianza, l’UNEP e il Giudice di Pace. Le percentuali di scopertura oscillano pericolosamente, rendendo difficoltoso garantire un servizio pubblico efficiente e di qualità.
A peggiorare il quadro, la Legge di Bilancio 2024 ha previsto la stabilizzazione di appena 3.000 unità di personale precario, a fronte di quasi 12.000 dipendenti a tempo determinato impiegati nei progetti del PNRR. Questo significa che ben 8.999 lavoratori formati e operativi saranno esclusi, lasciando un vuoto difficilmente colmabile. Il rischio concreto è che anche Venezia debba salutare numerosi dipendenti, peggiorando ulteriormente la situazione.
L’appello al Ministro Nordio e alle autorità locali è chiaro: serve un cambio di rotta immediato. I lavoratori denunciano da tempo condizioni insostenibili, con pressioni che superano il limite del rispetto professionale. La politica, invece di risolvere il problema, sembra accentuarlo con scelte che minano il sistema giudiziario: finanziamenti inadeguati, misure inefficaci e promesse disattese.
Le risorse sembrano destinate altrove: dal controverso centro in Albania agli aumenti delle spese militari e ai privilegi della classe politica. Intanto, i lavoratori della giustizia restano invisibili, vittime di un sistema che li ignora. Il rischio, sempre più concreto, è il collasso dell’intero sistema giudiziario veneziano, con ripercussioni su cittadini e istituzioni.
L’appello finale è forte e deciso: la giustizia deve funzionare, ma non sulle spalle di chi lavora senza tutele e con pochi riconoscimenti. La mobilitazione resta l’unica risposta possibile per evitare il tracollo definitivo.
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