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AMBULANTI IN CRISI

Mercati vuoti e direttiva Bolkestein: la tempesta perfetta che affonda gli ambulanti in Veneto

Commercio su area pubblica: tra pandemia, calo di qualità e incertezze normative, il settore perde un quinto degli operatori dal 2019

Ilario Sattin

Ilario Sattin, presidente della Fiva Ascom Confcommercio di Padova e di Fiva Confcommercio Veneto

“A Natale? Si è lavoricchiato”. La frase di Ilario Sattin, presidente della Fiva Ascom Confcommercio di Padova e di Fiva Confcommercio Veneto, racchiude tutta l’incertezza di un settore in crisi. Se i mercatini natalizi sono riusciti a intercettare una parte degli acquisti di fine anno, la situazione è drammaticamente diversa per i mercati rionali e di paese. Questi ultimi, infatti, vivono una crisi che affonda le radici ben prima del dicembre 2024.

Secondo i dati più recenti relativi al 2023, il Veneto ha perso circa 2.000 imprese ambulanti rispetto al 2019: erano 9.598 prima della pandemia, mentre a fine 2023 si sono ridotte a 7.601, registrando un decremento del 20,8%.

“Il dato non deve sorprendere”, spiega Sattin. Negli ultimi anni, il commercio su area pubblica ha affrontato quattro grandi sfide:

  1. Pandemia: ha drasticamente ridotto le opportunità di vendita.

  2. Contrazione dei mercati: molti banchi, soprattutto nei mercati minori, hanno chiuso.

  3. Invasione di operatori stranieri: cinesi, pakistani, bengalesi e marocchini, spesso associati a un abbassamento generale della qualità dei prodotti.

  4. Direttiva Bolkestein: una normativa europea che ha creato un limbo normativo, rendendo incerto il futuro delle concessioni.

La direttiva europea, conosciuta soprattutto per le concessioni balneari, riguarda anche gli ambulanti. In teoria, queste concessioni dovrebbero essere messe a gara. Dopo anni di trattative, un compromesso aveva fissato al 2032 il termine delle concessioni esistenti, permettendo una transizione graduale.

“Era una soluzione equilibrata”, afferma Sattin, “perché tutelava i diritti acquisiti e recepiva la normativa europea”. Tuttavia, il pressing di Bruxelles e la scarsa attivazione delle Regioni hanno riaperto il dibattito. Ora si vocifera che la scadenza possa essere anticipata al 2027.

“È un’ingiustizia”, denuncia Sattin, “perché penalizza chi ha investito nel settore e, soprattutto, non offre prospettive future. Il 2027 è dietro l’angolo”.

L’incertezza normativa sta già producendo effetti devastanti: entro fine anno, molti operatori consegneranno le licenze. “La mancanza di prospettive allontana i giovani imprenditori”, avverte Sattin.

La speranza è riposta nel governo e, in particolare, nel ministro Urso. “Abbiamo sottoposto alcune modifiche vitali per il settore. Confidiamo che vengano accolte”, conclude il presidente.

La crisi degli ambulanti è il risultato di una tempesta perfetta: pandemia, calo della qualità, concorrenza estera e incertezze normative stanno svuotando le piazze italiane. Serve un intervento rapido e deciso per salvaguardare una categoria che rappresenta un pezzo importante del tessuto economico e sociale del Paese.

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