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09.01.2025 - 11:47
La provincia di Padova si trova oggi a fronteggiare una crisi senza precedenti. Secondo un recente studio della Cia Padova, la produzione di frutta fresca è calata di almeno un terzo tra il 2015 e il 2025. Un dato allarmante che impone una riflessione profonda sul futuro dell'agricoltura locale.
La Bassa Padovana è oggi il simbolo di un declino che coinvolge l'intera provincia. I numeri parlano chiaro: la produzione di pere e kiwi ha subito un crollo del 50%, con le superfici coltivate ridotte rispettivamente a 380 e 100 ettari. Anche le rese di mele, pesche e nettarine hanno registrato un calo di un terzo.
Le condizioni climatiche estreme sono diventate una costante, con periodi di siccità prolungata alternati a nubifragi e allagamenti. L'alluvione del maggio scorso è solo l'ultimo esempio di eventi meteorologici che mettono a dura prova gli agricoltori. Ma non è solo il clima a minacciare le coltivazioni: la proliferazione di insetti alieni, come la cimice asiatica, rappresenta un ulteriore ostacolo. Nonostante l'introduzione della vespa samurai nel 2020, la situazione non è migliorata come sperato.
A complicare ulteriormente il quadro, le recenti decisioni dell'Unione Europea che hanno vietato diversi prodotti fitosanitari strategici. Mentre l'Europa stringe accordi commerciali con il Mercosur, in Brasile vengono approvati numerosi fitosanitari, creando un divario competitivo che penalizza i produttori europei.
La decrescita della produzione frutticola ha inevitabili ripercussioni sui consumatori. I prezzi della frutta sugli scaffali dei supermercati aumentano, seguendo la più classica delle leggi di mercato.
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