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12.01.2025 - 12:59
A Cavarzere, la questione dell'aumento delle rette scolastiche ha acceso un dibattito politico che coinvolge amministratori locali e regionali. Le critiche mosse dal consigliere comunale del Partito Democratico, Heidi Crocco, e dalla consigliera regionale Erika Baldin, hanno trovato una pronta risposta da parte del sindaco Pierfrancesco Munari e dell'assessore regionale Manuela Lanzarin.
Heidi Crocco e Erika Baldin hanno denunciato rincari che arrivano fino al 124%, attribuendo la responsabilità al governo Meloni e alla Regione Veneto per i tagli ai comuni. Il sindaco Munari ha risposto con fermezza, sottolineando che la causa principale degli aumenti è un debito ereditato dalla precedente amministrazione di centrosinistra, pari a un milione e 150mila euro. Munari ha inoltre sottolineato che l'aumento maggiore riguarda le fasce di reddito più basse, quelle fino a 5-8 mila euro, dove spesso i genitori non lavorano e potrebbero accudire i figli a casa. Ha elencato le misure adottate per sostenere le famiglie, come il bonus libri, il bonus idrico e le esenzioni per i trasporti. Ha anche suggerito che il Partito Democratico potrebbe promuovere la fusione con il circolo di Cona per ridurre i costi dei servizi.
Dalla Regione, l'assessore Manuela Lanzarin ha risposto alle critiche di Baldin, ricordando che la Regione Veneto destina 31 milioni di euro ai servizi per l'infanzia, di cui il 50% agli asili nido. Nel bilancio 2025, è previsto un milione di euro aggiuntivo per calmierare le rette. Lanzarin ha evidenziato l'importanza del fattore famiglia, un contributo che varia tra i 900 e i 1.300 euro per bambino, e ha ricordato la possibilità di accedere al bonus nidi tramite l'INPS.
Erika Baldin ha criticato la giunta regionale per non aver applicato l'addizionale IRPEF sui redditi più alti, che avrebbe potuto sostenere le politiche sociali dei comuni. Ha accusato la Regione di non seguire le proprie delibere, citando un emendamento del 2023 che proponeva di utilizzare il Fondo Sociale Europeo Plus per rendere gratuite le rette degli asili nido pubblici, come avviene in Emilia-Romagna e Lombardia. Tuttavia, questi fondi sono stati destinati alla formazione.
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